Paul Verhoeven e il tanto enigmatico quanto inquietante "Elle"
Paul Verhoeven è finalmente arrivato nella capitale per presentare alla stampa il suo ultimo lavoro, Elle, che grazie alla Lucky Red uscirà nelle nostre sale il 23 Marzo. Accolto da entusiastiche critiche al Festival di Cannes 2016, Elle si è meritatamente guadagnato due Golden Globe, uno per il miglior film straniero e l’altro per la miglior attrice drammatica andato a Isabelle Huppert - scavalcata poi agli Oscar dalla Emma Stone di La La Land -, nonché due César. Adattamento cinematografico del romanzo "Oh..." di Philippe Djian, distaccandosi notevolmente dal linguaggio del blockbuster di Total Recall, Elle si avvicina decisamente a quello più autoriale. In questo riuscito thriller perturbante la cui protagonista è Michèle Leblanc, una fredda e algida donna a capo di una compagnia di Videogiochi che verrà aggredita e violentata da uno sconosciuto in casa propria, Verhoeven disegna infatti un personaggio magnifico e controverso, proprio come fu quello di Gerard ne Il quarto uomo.
Il 78enne di Amsterdam, regista di film divenuti nel tempo dei veri e propri cult - basti ricordare RoboCop, Atto di Forza e Basic Instinct –, dinnanzi a una platea gremita di giornalisti ha spiegato che: “Il film avrebbe dovuto realizzarsi in America, con l’idea di spostare la storia da Parigi a Boston o a Chicago. Ma, a causa della ‘presunta’ amoralità del ruolo della protagonista, nessuna attrice statunitense ha voluto accettare la parte. Stando così le cose, la ricerca di finanziamenti per iniziare la lavorazione del film fu un vero buco nell’acqua. Dopo sei mesi passati negli States, il produttore Saïd Ben Saïd mi propose di girare il film in Francia, tanto più che Isabelle Huppert si era dimostrata ben felice di vestire i panni di Michèle”.
Già, i panni di Michèle… compito assai difficile quello di impersonare una donna che, dopo essere stata brutalmente violata, non solo preferisce non denunciare il suo aguzzino, ma inizia con lui un gioco altamente pericoloso. La Huppert, ça va sans dire, è di una bravura senza pari: un diamante che brilla di luce propria in un personaggio fortemente ambiguo. E a tal proposito Verhoeven racconta: “Isabelle si interessò al progetto ancor prima di me, aveva infatti già contattato sia l’autore del romanzo che il produttore proponendogli di trasformare il libro in film. Ed è per questo motivo che, quando in seguito le abbiamo offerto la parte, la sua risposta fu un sorridente sì. Certo, mi rendo conto che quello proposto a Isabelle non è un personaggio semplice da affrontare. Michèle non soltanto è una donna che ha subìto violenza, ma ha vissuto anche un passato burrascoso a causa del padre. Ma lei rifiuta di essere considerata una vittima e, agendo con ambiguità sempre maggiore, rende difficile comprenderne la vera natura. Una cosa mi ha però stupito, ossia il fatto che, mentre per Starship Troopers - Fanteria dello spazio e Showgirls ho ricevuto critiche da massacro, con Elle i detrattori sono quasi completamente spariti, soprattutto quelli di sesso femminile! Comunque, in realtà è l’intero film a essere profondamente enigmatico. Insieme allo sceneggiatore David Birke abbiamo aggiunto infatti scene che nel romanzo non c’erano, e ciò proprio per non fornire agli spettatori troppe risposte certe.” Beh, il loro intento è di sicuro riuscito! Elle è infatti un film magistralmente diretto dove nulla è dato per scontato, un’opera potente sia nella struttura narrativa che in quella visiva.
Durante la proiezione si vivono anche momenti altamente ironici, e come può essere possibile che ciò avvenga in una pellicola in cui si racconta un’atrocità come quella dell’abuso sulle donne? La risposta del filmmaker olandese non si fa attendere, e con sincerità afferma che: “In realtà già nel romanzo esisteva un’ironia di fondo, noi l'abbiamo però leggermente enfatizzata per non cadere nelle atmosfere rigide di un film di genere, come ad esempio quello thriller o noir. Purtroppo al giorno d'oggi nel cinema si tende troppo a classificazioni, noi invece volevamo che Elle rispecchiasse la vita reale, dove non vi sono generi prestabiliti. Può capitare molto spesso a chiunque di noi di piangere al mattino per l’arrivo di una dolorosa notizia, e la sera stessa ridere e scherzare a una cena con gli amici. La vita è fatta così!”.
Se è per questo, secondo Verhoeven la vita è fatta anche di tradimenti e infedeltà: nel mondo reale per lui la moralità non esiste, perché dunque mostrarla nei suoi film? E come dargli torto? “In ogni momento centinaia tra donne e uomini hanno rapporti extraconiugali. Credo che sia una cosa del tutto normale. La moralità non è un tema che mi interessi più di tanto, quindi preferisco non trattarlo per nulla! Una cosa, invece, con l’età ha iniziato a suscitare la mia curiosità, l’universo femminile. Mia moglie, ad esempio, ha ricoperto un ruolo fondamentale nella mia carriera, e il mio prossimo film, dall’ipotetico titolo Blast Virgin, sarà anch’esso dedicato a figure femminili: due suore in un monastero di un piccolo paese nei pressi di Firenze”. Dopo queste parole del regista, in Italia il pubblico è già in fibrillazione per il suo nuovo, misterioso progetto.
Prima di terminare il piacevole incontro con la stampa, Verhoeven lancia però una frecciatina verso il cinema statunitense dell’era Trump, e così chiosa: “Nonostante la ricerca di film d’evasione che suscitino solamente pensieri positivi, pensiamo a La La Land, spero che Hollywood mantenga sempre alta l’attenzione su un cinema critico”. Cos’altro potremmo aggiungere se non che … lo speriamo tutti?