Old Man & the goodbye: l'addio alle scene per Robert Redford, in attesa della prossima mossa

Sorriso sornione e sguardo lucente, Robert Redford è sicuramente tra gli attori più affascinanti di sempre e, giunto alla soglia dei suoi 80 anni, non perde un briciolo del suo charme, ma anzi lo adatta alle maniere di un vero signore. Esattamente come fa il suo ultimo, nostalgico e profondamente romantico personaggio, Forrest Tucker, con cui sembra abbia deciso di salutare le scene, protagonista di Old Man & the Gun.

Nato a Santa Monica (California) il 18 agosto 1936, sotto il segno del Leone, Charles Robert Redford Jr. non si è mai considerato un bravo studente - è stato anche cacciato dall'Università del Colorado a Boulder, in un periodo poco facile seguìto alla prematura morte della madre - sottolineando a volte quanto la sua ispirazione sia ricercata al di fuori della classe, dall'arte, dalla Natura e dagli sport. Non a caso buona parte della sua carriera cinematografica vede allineati una serie di cosiddetti sport movies, apprezzati dal pubblico americano fiero ed orgoglioso della propria cultura sportiva, ma non solo: il suo debutto sul grande schermo risale al 1960 con un piccolo ruolo in Tall Story di Joshua Logan, in cui a fare da sfondo c'è appunto il basket ed il protagonista è un giovane cestista dalle sembianze di Anthony Perkins.

Un paio di anni dopo, a seguito di una serie di apparizioni sul piccolo schermo e, soprattutto, sui palcoscenici di Broadway (dove aveva già portato Tall Story), Redford ottiene i primi riconoscimenti quali una candidatura agli Emmy ed un Golden Globe come Miglior Star Emergente dell'anno, per la sua interpretazione ne Lo strano mondo di Daisy Clover.

A piedi nudi nel parco (1967) rappresenta forse la vera e propria consacrazione all'Olimpo di Hollywood per l'attore statunitense, che si impone così all'immaginario collettivo come un moderno (per l'epoca) principe azzurro, spesso impegnato e serioso, altre volte spregiudicato e fanfarone. E in questo film per la prima volta divide la scena con Jane Fonda, esperienza che si ripeterà altre due volte nel corso degli anni con Il Cavaliere Elettrico nel 1979 e Our souls at night, presentato al Festival di Venezia nel 2017 (anno in cui viene insignito del Leone d'Oro alla Carriera).

Tra il 1974 ed il 1976 il suo nome è spesso in cima ai box office, grazie per esempio agli incredibili successi de Il Grande Gatsby, I tre giorni del Condor, Il temerario, in cui torna a lavorare con George Roy Hill (regista che gli aveva fatto guadagnare una nomination agli Oscar per il ruolo nell'intramontabile La Stangata). A questo periodo risale un altro tipo di svolta, quella politica, che porta sotto la lente dei riflettori l'impegno reale che l'attore ha da sempre speso nei confronti della sua Nazione e dei suoi connazionali, attraverso la sua arte ed il suo mestiere: Tutti gli uomini del Presidente di Alan J. Pakula tratta dello scandalo Watergate e viene considerato un tentativo (assolutamente ben riuscito) di creare un ritratto realistico e critico del giornalismo. Nel 1977 scrive anche un libro di denuncia sull'espansione statunitense verso ovest, The Outlaw Trail.

Nel 1980 fa il suo debutto dietro la macchina da presa con l'intenso Gente comune, basato sul romanzo di Judith Guest, e si aggiudica ben 4 premi Oscar, tra cui quello per il Miglior Film e la Miglior Regia, oltre che 5 Golden Globe; nel 1985 recita in un altro film da Oscar, La mia Africa con Meryl Streep e diretto da Sydney Pollack, che rappresenta il titolo di maggior richiamo fra i sei girati insieme a quest ultimo.

L'altro grande successo da regista lo ottiene invece una dozzina di anni più avanti, alla sua terza prova: In mezzo scorre il fiume è la storia di due fratelli figli di un presbiteriano intransigente e vede tra i protagonisti colui che è stato più volte considerato il suo diretto erede, vuoi per i colori ed il tipo di bellezza, vuoi per i ruoli che lo hanno presto portato a diventare il sex symbol della sua generazione, vale a dire Brad Pitt (che ritroverà sul set di Spy Game di Tony Scott, 2001). Arriviamo così al 1993 e a quella Proposta indecente che ancora oggi fa tanto discutere, in cui Redford divide la scena con Demi Moore e Woody Harrelson... Poco o nulla da aggiungere alla sua performance del ricco e sfrontato che offre soldi alla bella di turno in cambio di una notte di passione, e cosa importa che lei sia felicemente sposata e in viaggio di nozze?!

Segue una fitta serie di progetti, non solo davanti e dietro la macchina da presa, ma anche nelle vesti di produttore (I diari della motocicletta, 2004), con la sua Wildwood Enterprises fondata insieme a Bill Holderman, e voce narrante (nel documentario Sacred Planet), sempre strettamente legati ai suoi ideali politici e al suo attivismo ambientale. Sono talmente tanti i titoli che compongono la ricchissima filmografia del cineasta che nominarli tutti sarebbe complicato, perciò ne elenchiamo solo alcuni in qualche modo più rappresentativi del suo essere un artista poliedrico: Il candidato, Brubaker, Quiz Show, L'uomo che sussurrava ai cavalli, Leoni per agnelli, La regola del silenzio, The Conspirator, Truth.

Nel corso della carriera Redford ha ricevuto numerosi riconoscimenti, non solo in campo cinematografico o comunque artistico, si pensi alla medaglia assegnatagli nel 1989 dalla National Audubon Society, un'organizzazione no-profit impegnata nella preservazione della Natura, alla nomina di Cavaliere della Legion d'Onore nel 2010 o alla Medaglia Presidenziale della Libertà, consegnatagli da Barack Obama nel 2017. Tra l'altro, nel 2009 è stato addirittura istituito dalla USC (University of Southern California) un premio a lui intitolato, il Robert Redford Award for Engaged Artists, per coloro che si siano distinti non solo nei loro lavori scolastici ma anche nell'impegno messo in campo in ambito sociale, come promotori ed ispiratori di importanti questioni, mentre nel 2012 è stato lanciato il Robert Redford Conservancy for Southern California Sustainability al Pitzer College, un corso indirizzato ad una nuova generazione di studenti per educarli a trovare soluzioni ai problemi più gravi ed urgenti di sostenibilità.

Il nome di Robert Redford è da sempre legato al Sundance Film Festival, kermesse nata nel 1978 a Salt Lake City - solo nel 1981 viene spostato a Park City (Utah), dove attualmente si svolge, e nel 1991 ha iniziato ufficialmente a chiamarsi come tutti noi oggi lo conosciamo, dal personaggio di Redford, Sundance Kid, e resa celebre dallo stesso attore, che ne ha saputo sfruttare al massimo le potenzialità, trasformandolo in una delle più importanti ed apprezzate vetrine del cinema indipendente. Non a caso è stato definito dalla rivista Time "il Padrino dei film Indie" ed inserito tra i personaggi più influenti del mondo. Dal 1995 Redford ha inoltre siglato un accordo con Showtime per un canale via cavo (disponibile anche in Francia, Grecia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Turchia con diciture differenti) attivo 24 ore su 24 e dedicato alla messa in onda di film indipendenti.

Per quanto riguarda la vita privata, Redford ha avuto due matrimoni: la prima moglie, Lola Van Wagenen, ha lasciato il college per lui e gli ha dato 4 figli; la seconda (ed attuale), Sybille Szaggars, ha 20 anni di meno e lo ha sposato all'età di 51 anni. Il suo strenuo impegno per l'ambiente, i diritti dei nativi americani e della comunità LGBT, oltre che nelle arti, lo ha spesso portato a scendere in piazza e a mettersi in campo in prima persona, anche al fianco di gruppi di sostegno come il comitato di azione politica della Directors Guild of America (corporazione di registi cinematografici e televisivi statuintensi che assegna ogni anno dei premi in qualche modo anticipatori degli Oscar). Nel 2011, dopo più di quindici anni di gestazione a stretto contatto con lo stesso attore, che ha collaborato raggiungendolo in Irlanda e mostrando i suoi scritti e disegni, esce il libro Robert Redford: The Biography di Michael Feeney Callan.

Arriviamo infine al 2018 e al tanto chiacchierato addio alle scene con Old Man & the Gun di David Lowery, presentato alla 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma e basato sull'incredibile storia vera di Forrest Tucker. Nella pellicola Redford veste i panni di questo uomo carismatico ed elegante che per mestiere fa il ladro. Come il protagonista, anche il suo brillante interprete compie un percorso che lo porta al ritiro dalle scene, in un modo o in un altro, ma il finale resta comunque aperto a possibili strade alternative. "Mai dire mai" è infatti ciò che ha rivelato Redford in un'intervista per Entertainment Weekly, riferendosi al fatto di essere abbastanza sicuro di voler smettere con la recitazione ma non si sa mai cosa possa riservare il futuro, ed il discorso della regia aleggia ancora nell'aria.