Non solo Romero: i sequel made in Italy di Zombi

A causa del suo passaggio sugli schermi della settantatreesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove ne ne è stata proiettata la versione rimasterizzata in 4K che, supervisionata nel restauro in alta definizione dal cineasta danese Nicolas Winding Refn, Koch Media ha provveduto anche a rendere disponibile per il mercato del l’home video italiano, in questa seconda metà del 2016 si è tornato non poche volte a parlare di Zombi di George A. Romero.

Datato 1978 e con Dario Argento coinvolto nella lavorazione, è uno dei capolavori assoluti della celluloide riguardante le salme ambulanti, che, dieci anni dopo La notte dei morti viventi, debutto dietro la macchina da presa per il cineasta originario del Bronx, non solo ha rappresentato il secondo tassello di una ideale trilogia che lo stesso ha poi proseguito attraverso Il giorno degli zombi, del 1985, ma ha spinto diversi produttori e registi dello stivale tricolore a realizzare operazioni che si spacciarono nel titolo per sue ideali continuazioni.

Ricomincio da... Zombi 2!
Accompagnata dalle memorabili musiche di Fabio Frizzi e Giorgio Tucci e interpretata, tra gli altri, dalla Tisa Farrow sorella della più famosa Mia, la più riuscita e conosciuta è, senza alcun dubbio, Zombi 2, pellicola che, tra l’altro segnò nel 1979 l’ingresso nell’horror puro per il suo autore Lucio Fulci, precedentemente dedicatosi soltanto a commedie, western e, al massimo, a qualche thriller, da I ladri con Totò a Sette note in nero.

Ingresso che gli fu consentito dal produttore esecutivo Fabrizio De Angelis, il quale, dopo la propria collaborazione a Emanuelle e gli ultimi cannibali, diretto nel 1977 da Joe D’Amato alias Aristide Massaccesi, pensò di affidare proprio a quest’ultimo il suo ideale sequel del successo romeriano, senza aver fatto i conti, però, con Ugo Tucci della Variety. Rientrante tra i finanziatori del progetto, infatti, Tucci, reputò eccessivamente compromesso con il genere erotico-pornografico Massaccesi, e, in seguito al rifiuto di Enzo G. Castellari, proposto da De Angelis, tirò in ballo Fulci, il quale, a differenza di colui che ci regalò, poi, Creepshow e Monkey shines – Esperimento nel terrore, accantonò del tutto il retrogusto di critica politico-sociale per concentrarsi, invece, sullo splatter e il clima di terrore.

Del resto, citazione dichiaratamente dadaista e surrealista, è soprattutto la raccapricciante sequenza della trave di legno conficcata nell’occhio di Olga Karlatos – insieme a quella piuttosto bizzarra del morto vivente che combatte sott’acqua con uno squalo – a prendere forma ancora oggi nella memoria dello spettatore quando si parla del film, costruito su un plot che, in realtà, lo rende più un antefatto che un sequel di quello da cui prese le mosse. Tanto che, riallacciandosi al mito del Voodoo e dei riti haitiani per raccontare la vicenda di una ragazza e un giornalista che approdano su un’isola dei Caraibi nel tentativo di ritrovare il padre di lei, scienziato scomparso da diverso tempo e, in realtà, impegnato a bloccare la diffusione di una malattia tropicale che ha provveduto a trasformare gli abitanti del posto in aggressivi cadaveri a passeggio, l’artefice di Quella villa accanto al cimitero poté tranquillamente difendersi perfino dalle accuse di plagio mosse da Argento.

Non a caso, pare che gli scrisse una lettera dimostrandogli con dodici lungometraggi che la figura dello zombi appartiene ad Haiti e a Cuba, non a lui, facendogli notare che è anche precedente a quanto proposto negli anni Quaranta da Jacques Tourneur in Ho camminato con uno zombi.

In principio fu Zombi 3D...
E, considerando il notevole consenso di pubblico riscosso da quella primissima escursione fulciana nell’ambito dei fotogrammi di paura, non solo il regista venne messo sotto contratto da De Angelis per il concepimento di altri quattro lavori, ma pensò anche di tirare su uno Zombi 3D che, sceneggiato insieme a Gianfranco Clerici e Vincenzo Mannino, non vide, però, mai la luce, in quanto i costi del procedimento tridimensionale spaventavano i produttori.

Girato in cinque settimane nelle Filippine, però, senza 3D, uno Zombi 3 arrivò comunque nel 1988, ma, sebbene riportasse la firma dello stesso Fulci, pare che girò soltanto poco più di un’ora di materiale ed abbandonò il set dopo tre settimane, spingendo la nuova sgangherata produzione a far terminare il tutto a Bruno Mattei, il quale ha raccontato alla rivista Nocturno Cinema: “Il mio apporto fu per tutta la scena di quello che fugge con la valigetta inseguito dall’elicottero. Tutta la scena dell’albergo l’ho girata io, la parte degli uomini vestiti di bianco non esisteva. Abbiamo dovuto fare una pre-sceneggiatura di quello che era già stato girato, un antefatto: l’incidente con i soldati e le ragazze, la testa che esce dal frigo e la scena della donna incinta le ha girate Fulci, quella con gli uccelli che escono dallo sportello l’ho girata io”.

Un Mattei affiancato dall’allora fido Claudio Fragasso nell’impresa di portare ad un minutaggio decente la movimentata vicenda – piuttosto debitrice nei confronti de Il ritorno dei morti viventi di Dan O’Bannon – della pericolosa arma batteriologica sparsa nell’aria e assorbita da uccelli destinati a trasformare nei mostri affamati di carne umana del titolo chiunque subisca le loro beccate.  

Una vicenda immersa tra fumi nebbiosi e acque paludose e che, musicata da Stefano Mainetti (zio del Gabriele regista di Lo chiamavano Jeeg robot), soltanto grazie all’edizione dvd curata da CineKult nel 2010 è stato possibile vedere in Italia nella sua versione integrale restaurata (comunque priva dell’arcinota immagine dello zombi che aggredisce una ragazza distesa su una tavola da surf, probabilmente facente parte del girato mai montato da Fulci). Tra l’altro, incuriosisce non poco il fatto che, oltre al Massimo Vanni ricordato dai fan del bis nostrano per essere stato il Gargiulo delle imprese cinematografiche del maresciallo Nico Giraldi/Tomas Milian, il cast includa il figlio d’arte Deran Serafian (il padre fu il Richard C. Serafian cui si devono, tra l’altro, Punto zero e Uomo bianco va’ col tuo Dio), prolifico regista televisivo dedicatosi, però, anche a Colpi proibiti con Jean-Claude Van Damme e Terminal velocity con Charlie Sheen.  

... e poi li chiamarono Zombi 4 e Zombi 5
Altro elemento curioso, risiede nel fatto che, prima di quel 1988, le distribuzioni italiane fecero più volte ricorso al titolo Zombi 3 nel tentativo di sfruttare commercialmente produzioni provenienti dall’estero. Come avvenne nel 1980 con lo spagnolo – ma co-prodotto dall’Italia – Non si deve profanare il sonno dei morti di Jorge Grau, datato 1974 e già ricircolato due anni più tardi con il titolo Da dove vieni?, e, in alcune sale di Napoli e provincia, con Rabid – Sete di sangue, diretto nel 1977 dal canadese David Cronenberg.

Mentre il destino di essere stato disponibile per lungo tempo soltanto in un’edizione in videocassetta italiana pesantemente tagliata è toccato, purtroppo, anche ad After death – Oltre la morte, concretizzato dal già citato Fragasso – firmandosi, però Clyde Anderson –  direttamente durante le riprese del lungometraggio di Fulci e Mattei, per far sì che la Flora Film di Franco Gaudenzi potesse sfruttare al massimo il soggiorno nelle Filippine.

Con un manipolo di reduci del Vietnam – tra cui l’attore hard gay, bisex ed etero Chuck Peyton, nome d’arte di Jeff Stryker – impegnati ad accompagnare la giovane Jenny alias Candice Daly su un’isola equatoriale dove, anni prima, i genitori medici persero la vita per mano di feroci zombi scatenatisi in seguito alla morte di uno stregone locale, un elaborato girato in fretta e furia e maldestramente intento a camuffare l’inesistenza dello script – per mano dello stesso Fragasso e della inseparabile compagna Rossella Drudi – dietro un’interminabile sequela di pallottole volanti e carni sbranate.

Un elaborato conosciuto anche come Zombi 4 e che non ha nulla a che vedere né con le opere precedenti, né con il Killing birds – Raptors che, pur risalendo al 1987, è stato editato nel mercato dell’home video digitale americano – prima ancora che in quello italiano – provvisto del titolo Zombi 5: Killing birds.

Un miscuglio di zombie movie con psicopompi annessi, questo, che, incentrato su alcuni studenti di ornitologia – tra i quali la ex baby scandalo LaraMaladolescenzaWendel – in cerca del picchio dal becco d’avorio e, quindi, alle prese con una spedizione nell’abitazione fuori città in cui un reduce del Vietnam attuò una strage eliminando moglie, amante, una povera coppia d’amici e la sua collezione di volatili, pur rimanendo accecato da un falco, prosegue appunto, tirando in ballo le vendicative vittime tornate in vita. Con il Robert Vaughn de I magnifici sette nei panni del reduce, ed evidenti debiti nei confronti del fulciano …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà, di Fog di John Carpennter e di Antropophagus, concepito dal sopra menzionato Aristide Massaccesi che, in questo caso accreditato soltanto in qualità di direttore della fotografia e produttore, pare sia l’effettivo regista del tutto, firmato dal Claudio Lattanzi allora assistente di Michele Soavi, ma in seguito riciclatosi in qualità di farmacista.