L’ottima annata di Venezia 73: panoramica sui film In Concorso.
(Foto di Carlo Andriani)
Anche il Festival di Venezia numero 73 chiude i battenti, e i vaporetti riconducono a casa gli ultimi addetti ai lavori e partecipanti vari.
Tirando le somme, quello che su carta prometteva di essere un festival di grandi nomi e titoli, addirittura contrassegnato da un trend in risalita rispetto alle ultime edizioni veneziane, non ha affatto disatteso le aspettative. Una rassegna variegata che ha spaziato dal musical, passando per il dramma storico e il film in costume, e includendo perfino il tocco leggero della commedia (il nostrano Piuma), o il ‘diversivo’ del documentario al limite con la videoarte (l’altro italiano Spira Mirabilis) o dalla cifra stilistica assai peculiare (La Región Salvaje dell’argentino Escalante).
Le tematiche, dall’amore alla guerra transitando per le odissee amoroso-esistenziali (su questo punto è il caso di citare il sofisticatissimo Une Vie del francese Stéphane Brizé e il molto meno convincente The Light Between Oceans di Derek Cianfrance) e le realtà controverse di mondi distopici (Arrival, The Bad Batch) non sono dunque mancate. Ma, soprattutto, non è mancata la qualità che era stata preannunciata ai ‘box’ di partenza. E se c’è un elemento in cui questo Festival ha davvero brillato e spiccato è senz’altro quello della qualità tecnica, messa in scena e regia in primis. Anche quelle opere che magari hanno convinto meno o meno pienamente, infatti, non hanno fallito nella loro missione di sorprendere per l’accuratezza e la sofisticatezza della messa in scena. The Whoman Who Left, La La Land, Frantz, Animali notturni, Paradise, Jackie e includendo perfino il più ‘surreale’ film di Ana Lily Amirpour (The Bad Batch – Premio Speciale della Giuria) e il ‘pasticciaccio’ di Kusturica (On the Milky Road), sono tutti film assai diversi sia nello stile sia nei contenuti che hanno però in comune la qualità di uno sguardo registico capace di veicolare contenuti grazie all’uso di un linguaggio estetico consapevole, costruito attorno al fine ingranaggio dell’inquadratura, dei movimenti di macchina, della fotografia. Insomma, tanta qualità tecnica che in qualche caso ha anche coinciso e doppiato il valore del contenuto, regalando dei veri e propri gioielli audiovisivi.
A trionfare davvero, però, sono state le ballate della vita. Liete o cupe novelle di un’esistenza sempre caratterizzata da un’alternanza di bianchi e neri. Una dicotomia che per certi versi è stato elemento cromatico dominante di questa rassegna. Il bianco e nero di The Whoman Who Left del filippino Lav Diaz - trionfatore assoluto con il Leone d'Oro per il miglior film - un dramma fiume di circa quattro ore svolto in piani sequenza, ispirato al racconto di Tolstoj Dio vede la verità ma non la rivela subito e raccordato attorno al percorso di riabilitazione di una donna (Horacia), tornata alla luce della vita e determinata a ricostruirsi partendo dalla frammentarietà del proprio passato e del proprio Paese. Ma anche il bianco e nero del Frantzdi Ozon (che porta a casa il Premio Marcello Mastroianni per un giovane attore o attrice emergente assegnato a Paula Beer), riconciliazione morale e dallo stile teatrale disvelata attorno al fantasma di un’identità smarrita, al dramma della guerra e alla prospettiva di chi resta, mirabilmente fotografata nel manicheismo del contrasto cromatico scelto e liberato dai momenti chiave in punte di colore. E, ancora, il bianco e nero dello splendido Paradise del russo Andrey Konchalovsky (premio Miglior Regia ex aequo con La Región Salvaje dell’argentino Amat Escalante), un dramma immenso e “composto” e dalla messa in scena superba, ruotato attorno agli orrori dell’Olocausto, alla follia dei campi di concentramento, e alla flebile luce amorosa di una speranza negata.
A fare da contraltare, però, a questo clima cupo di chiaroscuri connessi al tema del dolore, della guerra, e della morte, c’è stata però anche la ballata della vita. Vincitore morale (anche ‘materiale’ grazie alla Coppa Volpi come miglior attrice per Emma Stone) è infatti il La La Land del giovane e talentuosissimo regista statunitense Damien Chazelle. Il suo, opera terza e film di apertura di questo 73° concorso, un inno alla vita, ai sogni, alle speranze, e all’amore, è un “passo a due” miracoloso e perfettamente orchestrato tra musica, emozione, e immagine. Qui, colori e luci della vita brillano assoluti, rischiarando anche le ombre di malinconia che attraversano l’opera.
Passando dalla ballata al ballo della vendetta, ci sono stati poi i colori definiti e a tinte forti del sofisticato “revenge” movie di Tom Ford dal titolo Nocturnal Animals - Animali Notturni. Una riflessione intensa e virata sul thriller sul tema dell’amore, della fiducia non corrisposta e del dolore del rifiuto mutato in sete di vendetta. Un film di altissima qualità tecnica e contenutistica che porta giustamente a casa il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria.
Ancora sul tema della vita, sui suoi colpi di testa e sugli imprevisti capaci di ribaltare situazioni e aspettative, anche la Jackie di Pablo Larrain, resoconto accattivante e di pregio sulla figura di Jackie Kennedy fotografata nei momenti critici che seguirono l’assassinio del celebre marito. Politica, vita privata, carattere ed emozionalità, tutto entra in gioco nell’opera dell’osannato Larrain che ancora una volta, grazie alla sua regia ispirata, precisa e misurata, trova largo apprezzamento soprattutto tra le fila dei critici festivalieri.
Si passa infine, sempre sul tema di vite ‘in ballo’, al realismo provocante e controverso de El Ciudadano Ilustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat (Premio Miglior Attore al protagonista Oscar Martinez) che analizza azioni e reazioni di “un cittadino illustre” riportato alla sua “piccola” terra d’origine, tra contraddizioni, incomprensioni e scontri. Altro film di grande qualità e assai amato dagli addetti ai lavori del Festival.
In conclusione, un concorso soddisfacente, segnato da una differenziazione di temi, stili e generi, ma distintosi anche per l’omogeneità di una qualità media molto alta.
Fiacca per quest’annata, invece, la presenza del cinema italiano sul Lido. Si esce dal concorso a mani vuote, anche perché la terzina di film in cartellone nella sezione principale era onestamente troppo poco allineata con il resto del programma (Piuma era l’unica commedia, Spira Mirabilis un lavoro fin troppo sperimentale e troppo poco ‘autoconclusivo’, mentre Questi giorni di Giuseppe Piccioni un on the road adolescenziale/esistenziale con buone idee registiche ma qualche limite di troppo in fase di scrittura). Piccolo riscatto italiano, invece, tra le fila della sezione Orizzonti per Liberami di Federica Di Giacomo, “docufilm surreale” (documentario che evidenzia i tratti surreali di una realtà sociale aberrante) sul tema degli esorcismi in una piccola provincia del palermitano. A lei e al suo film largamente applaudito vanno il Premio Orizzonti per il Miglior Film. Bandiera italiana sotto i riflettori grazie poi anche al Paolo Sorrentino nazionale, giunto al Lido per presentare la sua serie The Young Pope (prossimamente su Sky Atlantic) con protagonista assoluto un Jude Law sornione, e che si preannuncia, a giudicare dalle due puntate presentate in anteprima, prodotto eccentrico e potenzialmente di grande successo.
Insomma, tra molti alti e qualche basso, si chiude con il sorriso un’edizione senz’altro ricca e variegata. Le grandi dosi di umidità, pedalate in bicicletta, spritz e – soprattutto- caffè sorbiti come non vi fosse un domani da chi cerca di seguire e inseguire la fitta tabella di proiezioni ed eventi collaterali, per quest’anno giungono nuovamente al termine. Ma la suggestione di un ottimo Festival condito di tante belle opere e di scenari lagunari più che incantevoli, resta sospesa nella memoria, in attesa della prossima (speriamo altrettanto ottima) annata.
Ecco la lista completa dei premi assegnati:
La Giuria internazionale di Venezia 73 presieduta da Sam Mendes assegna ai lungometraggi in Concorso i seguenti premi ufficiali:
Leone d’Oro per il Miglior Film: The Woman Who Left di Lav Diaz
Leone d’Argento Gran Premio della Giuria: Tom Ford per Animali Notturni - Nocturnal Animals
Leone d’Argento per la Migliore Regia: ex aequo Amat Escalante per La Región Salvaje e Andrey Konchalovsky per Paradise
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile: Oscar Martinez per El Ciudadano Ilustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile: Emma Stone per La La Land di Damien Chazelle
Miglior Sceneggiatura: Noah Oppenheim per Jackie di Pablo Larraín
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Paula Beer per Frantz di François Ozon
Premio Speciale della Giuria: The Bad Batch di Ana Lily Amirpour
La Giuria internazionale della sezione Orizzonti presieduta da Robert Guédiguian assegna, senza possibilità di ex-aequo, i seguenti premi:
Premio Orizzonti per il Miglior Film: Liberami di Federica Di Giacomo
Premio Orizzonti per la Miglior Regia: Fien Troch per Home
Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura: Bitter Money di Wang Bing
Premio Speciale della Giuria di Orizzonti: Koca Dünya (Big big world) di Reha Erdem
Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio: La Voz Perdida di Marcelo Martinessi
Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Maschile: Nuno Lopes per São Jorge di Marco Martins
Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Femminile: Ruth Díaz per Tarde Para la Ira di Raúl Arévalo
La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima presieduta da Kim Rossi Stuart assegna, senza possibilità di ex-aequo, tra tutte le opere prime di lungometraggio nelle diverse sezioni competitive della Mostra il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis che sarà suddiviso in parti uguali tra il regista e il produttore:
Akher Wahed Fina (The Last of Us) di Ala Eddine Slim
La Giuria della sezione Venezia Classici presieduta da Roberto Andò assegna:
Premio Venezia Classici per il Miglior Film Restaurato: Break Up – L’Uomo Dei Cinque Palloni di Marco Ferreri
Premio Venezia Classici per il Miglior Documentario Sul Cinema: Le Concours di Claire Simon