L'amore Rubato: dal romanzo al grande schermo per sensibilizzare il pubblico sulla violenza contro le donne

Il 25 Novembre è la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne: un'iniziativa che suona quasi paradossale, che vorremmo non avesse mai visto la luce, eppure di femminicidio si parla sempre più spesso e la cronaca, quasi quotidianamente, riporta fatti raccapriccianti di cui sono vittime le donne. In ogni parte del globo, dai paesi più arretrati a quelli più civilizzati, il risultato è lo stesso: la donna, fin dalla giovane età, è preda di chi non riesce a vederla come un essere alla pari, di chi la intende come merce o come proprietà. 

Dacia Maraini, autrice del libro L'amore Rubato, al quale il film di Irish Braschi è liberamente ispirato, ha raccontato le vicende di una serie di donne, ispirandosi a storie che le sono state riportate in prima persona. Prendendo spunto dalla sua opera, la produttrice Maite Bulgari ed il regista hanno deciso di portare sullo schermo alcune delle sue protagoniste per dare voce, ancora di più e ancora una volta, alle più deboli, a coloro che spesso, a causa delle difficoltà economiche, non hanno neanche possibilità di liberarsi dei loro carnefici.
Un progetto che in tanti hanno preso a cuore, a partire da Giancarlo De Cataldo che ha scritto il soggetto, fino all'intero, strepitoso cast composto da una folta schiera di personaggi popolari che, complici i loro nomi, si spera richiamerà più persone possibili al cinema.

L'amore Rubato sarà proiettato nelle sale italiane solo il 29 e il 30 Novembre, proprio a dare man forte alla Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne: in questa occasione la Anthos, la Gecom e Iccrea Banca, destineranno i proventi netti del film a We World, un'organizzazione no profit che sostiene le vittime di violenza in Italia. Non fatevelo scappare perché è un piccolo grande film, che colpisce come uno tsunami, suscitando ira e indignazione ma anche tanta voglia di aiutare, tanta voglia di donare speranza a chi vede davanti a sé solo il buio e il dolore.

Il film racconta le storie di cinque donne, diverse tra loro per età ed estrazione sociale: c'è Marina (Stefania Rocca), mamma del piccolo Giacomo, sposata con un uomo che la picchia, e c'è Alessandra (Chiara Mastalli), violentata dal suo datore di lavoro. C'è poi Anna (Gabriella Pession), vittima dell'egocentrico fidanzato rock star che la mortifica e la annulla psicologicamente, e ci sono Francesca (Elisabetta Mirra), bersaglio di un gruppo di compagni di scuola che minacciano di spargere in rete il video in cui viene abusata e Angela (Elena Sofia Ricci), donna matura e sola che incontra casualmente un uomo apparentemente dolce e gentile che ben presto si rivela morboso, geloso e manesco. Donne che potremmo incontrare ad ogni angolo della strada, che nascondono dolori e segreti: ritratti attuali della società odierna, in cui essere una esponente del sesso femminile è ancora troppo spesso sinonimo di inferiorità.

Per scelta dello stesso regista, il film dura solo un'ora e va dritto al cuore di chi guarda, divenendo un prodotto che, per questa sua caratteristica, può raggiungere la massima visibilità: inizia presentando ad una ad una le sue protagoniste, per poi proseguire svelando di ognuna il percorso e la presa di coscienza. C'è chi si salva e chi non sfugge all'ira funesta del compagno. Per ognuna delle cinque protagoniste ci sono dei barbari ma non solo. Ci sono anche due padri amorevoli e c'è un medico che intuisce le cause del braccio rotto di una di loro. Come ha spiegato la stessa autrice del libro durante la conferenza di presentazione del film: “Non voglio una guerra di sessi, non mi interessa, e anzi, gli uomini devono partecipare a questa lotta perché i bambini non nascono violenti, lo diventano”.

Il cinema italiano scende in campo con una proposta attuale e incisiva come non mai di cui tutti si sono detti orgogliosi, a partire dal regista che ha avviato il suo progetto subito dopo la realizzazione di un docu-film sulla stessa Maraini, Io sono nata viaggiando: “Fare questo film è stata una grande emozione: dal primo scambio con Dacia su un volo di ritorno da Bordeaux, siamo approdati ad un cast eccezionale. Raccontare questo fenomeno sociale era un dovere e se spingeremo anche solo una donna a denunciare, vorrà dire che abbiamo fatto un buon lavoro”.

Tecnicamente e narrativamente valido, il film adotta uno stile per ogni protagonista, alternando il ralenty di Anna alla ripresa a spalla di Alessandra, i primi piani di Francesca ai piani sequenza di Marina, concentrandosi di volta in volta sui drammi interiori di ognuna di loro.

A tale proposito, sia la produttrice che l'autrice del libro, hanno sottolineato l'importanza della campagna di sensibilizzazione che questo film può innescare: “Questo è un tema scottante, una ferita dei paesi del sud del mondo ma anche di quelli civilizzati. Io mi sono consultata con Amnesty International e le storie che ho raccontato sono tutte vere” ha detto la Maraini, “Si tratta di un momento storico in cui gli uomini identificano se stessi con il possesso e quando questo viene messo in discussione, succede il finimondo”.

Impegnate attivamente contro la violenza, le stesse attrici Elena Sofia Ricci e Gabriella Pession, hanno parlato con fervore di questo bellissimo progetto e dei rispettivi personaggi: “Ho accettato il mio ruolo ancor prima di leggere la sceneggiatura perché questo è davvero un progetto di grande statura. Ma bisogna puntare maggiormente sulla prevenzione perché se da un lato si parla di più di questo tema, ci sono ancora tanti bambini che assistono alle liti tra genitori e diventa necessario educare al sentimento” ha affermato Elena Sofia Ricci, continuando con un interessante parallelo tra l'intelligenza razionale e quella emotiva: “Abbiamo creato le pari opportunità dal punto di vista razionale ma non emotivo. Emotivamente parlando, infatti, non si riesce a fare i conti con il fatto che una donna possa fare più di un uomo”. Lei stessa è stata colpita da vicino dalla tragedia di Chiara Insidioso Monda perché ha vissuto ad Acilia e conosceva la famiglia: “bisogna anche snellire la burocrazia. Il padre di Chiara aveva già sporto due denunce ma nel frattempo la figlia è finita in coma”.
Il suo personaggio si lascia corteggiare e la femmina che è sopita dentro di lei torna a vivere ma la differenza tra i due è palese, lui non la sopporta e reagisce di conseguenza. La tematica della violenza sulle donne è vasta oltre che dolorosa e l'attrice ribadisce l'importanza di agire fin dalla tenera età: “Bisogna alimentare l'autostima delle bambine e la capacità dei maschi di sopportare la parità”.

Il personaggio di Gabriella Pession, senz'altro il più drammatico, subisce una diversa forma di violenza, quella psicologica: “Anna si annulla, annulla il suo entusiasmo e la sua libertà perché pensa che così potrà piacere di più al suo compagno che soffre di delirio di onnipotenza”. Quella che subisce il suo personaggio è “una tortura psicologica lenta e perseverante, una vera e propria manipolazione che ti rende un burattino nelle mani di un carnefice” ha detto la stessa attrice che ha definito L'amore rubato un film che va dritto ai giovani. La Pession ha parlato degli sportelli di ascolto presenti in alcuni ospedali di Milano, Torino e Genova presso cui le donne possono recarsi senza essere giudicate mentre Stefania Rocca, che interpreta Marina, vittima delle percosse di Alessandro Preziosi, ha raccontato la sua collaborazione con Action Aid e si è detta felice di aver dato voce, seppure indirettamente, a tutte le donne che ha avuto modo di incontrare e che le hanno raccontato le proprie esperienze.

Gli stessi protagonisti maschili hanno testimoniato con grande enfasi in favore di una tematica così grave e attuale: Alessandro Preziosi ha sviluppato un tale rifiuto per il suo personaggio che picchia la moglie provocando un grave disagio nel loro stesso figlio, da parlarne in terza persona, quasi a volerlo tenere il più possibile lontano da sé mentre Emilio Solfrizzi, che nel film interpreta il padre della liceale abusata da un branco, ha parlato del fenomeno tutto meridionale di fare squadra intorno ai giovani carnefici e di come l'episodio che lo vede protagonista, metta in scena non solo la vergogna della figlia violata ma anche la vigliaccheria dell'amica che non denuncia subito i compagni di scuola. Lo stesso Antonello Fassari, che violenta la sua giovanissima dipendente, costringendola ad abortire ed offrendole soldi e un regalo in cambio del silenzio, ha detto convinto: “ Ho interpretato tanti personaggi cattivi ma nessuno è spregevole come questo; non solo per l'atto che avviene subito quanto per il dopo, per come si comporta con la ragazza in seguito alla violenza”. E se Francesco Montanari, nel ruolo del fidanzato egocentrico di Anna, sostiene l'importanza dell'ascolto per prevenire queste tragedie, Massimo Poggio, il Gesuino di cui si infatua Elena Sofia Ricci, punta invece il dito sulla necessità di accorciare i tempi per capire il prima possibile che c'è qualcosa che non va in una coppia.

E' di questi giorni la notizia che Carla Caiazzo, la giovane che è stata bruciata mentre era all'ottavo mese di gravidanza, ha chiesto al Presidente della Repubblica una legge sull'omicidio di identità come recente è l'annuncio dello strangolamento di una giovane ragusana avvenuto in Brasile. Un'ondata infernale che sembra non fermarsi ma che in tanti, uomini e donne, uniti nella solidarietà e per il futuro del genere umano, dobbiamo cercare di arginare, prevenire, annientare. Mediante l'educazione all'ascolto e all'autostima, come hanno detto gli attori. Mediante la collaborazione con le associazioni che aiutano le vittime di violenza.

Solo in Italia le donne che hanno subito qualche tipo di violenza fisica o sessuale sono quasi 7 milioni: 652mila quelle che hanno subito stupri. Sulle donne italiane sono più frequenti le violenze sessuali mentre su quelle straniere le violenze fisiche. E uscendo dai confini della nostra penisola, i dati si fanno ancora più tetri.

In 146 paesi si verificano matrimoni forzati al di sotto dei 18 anni, in 52 al di sotto dei 15 anni e non sono mancati i casi limite con matrimoni tra adulti e bambine di 8 e 10 anni: l'India nel corso degli ultimi anni è stata teatro di efferate violenze, diventando la maglia nera del nostro pianeta, e il caso di Pistorius, che nel 2013 uccise la fidanzata Reeva, ha portato l'orrore anche nel mondo dei vip sportivi. 

Tante, troppe donne malmenate, verbalmente mortificate, violentate, uccise. La gente legge i quotidiani e guarda i telegiornali e non ci sta. Le organizzazioni a sostegno delle donne si stanno infatti moltiplicando e negli ultimi anni sembra ci sia stata una consapevolezza maggiore che ha portato le vittime a confidarsi, a parlare con le forze dell'ordine e con i centri di ascolto. Un dato confortante ma ancora lontano da quello che tutti vorremmo.

Un aiuto concreto lo possiamo dare anche andando a vedere al cinema L'amore Rubato: un progetto nobile e doveroso che nel suo piccolo rende omaggio a chi non ce l'ha fatta e a chi ogni giorno combatte la sua battaglia personale. La donna è vita. E del resto, come ha ribadito lo steso Preziosi: “l'uomo, senza la donna, non vale niente”.