"La Vita Possibile": Ivano De Matteo e cast in conferenza stampa
Dopo Gli Equilibristi e I nostri ragazzi, con La vita possibile - prodotto da Rodeo Drive-Barbary Films con Rai Cinema - Ivano De Matteo torna a parlare di famiglia, una famiglia in frantumi a causa delle ripetute violenze subite da Anna per mano del marito. Un giorno però Valerio, il figlio tredicenne della coppia, assisterà alle umiliazioni che la madre è costretta a sopportare. Solo allora Anna troverà sia il coraggio di dire basta, che la determinazione a ricostruire una nuova vita per se stessa e per Valerio. In occasione dell’uscita nelle sale, che avverrà il 22 Settembre con Teodora Film, abbiamo incontrato il regista e il cast al gran completo: Margherita Buy, Valeria Golino, Andrea Pittorino, Caterina Shulha e Bruno Todeschini.
“Quando si decide di girare un film ci deve sempre essere un spunto iniziale. Le mie opere precedenti, La Bella Gente, Gli equilibristi e I Nostri Ragazzi, avevano una storia di famiglie apparentemente normali che poi però andavano in disfacimento, in questo ultimo lavoro volevo partire al contrario: una famiglia distrutta che cerca una ricostruzione. Il progetto di La Vita Possibile è nato casualmente dopo che una conoscente si è confidata con me e mia moglie raccontandoci di avere subito violenze dal marito per oltre dieci anni. A quel punto abbiamo iniziato l’intero lavoro di documentazione. Ciò che non volevo fare però era un film vouyeristico, un film che mostravano 90 minuti di botte e sangue. Quel che a me interessava era il ‘dopo’, sicuramente il momento più difficile da affrontare per una donna, soprattutto se madre”. Già, i figli. Il regista romano spiega alla stampa di avere parlato con molte donne che, con l’illusione di proteggere i propri figli, avevano sopportato in silenzio le più indicibili torture sia fisiche che psicologiche. Cercare di comprendere perché una donna si lasci maltrattare è purtroppo però un’impresa troppo ardua per chiunque.
Ma di queste brutte storie a subirne le conseguenze peggiori sono sempre e comunque i bambini. Per questo motivo l’opera di De Matteo si focalizza su Valerio, il ragazzino tredicenne costretto a cambiare città, lasciare gli amici e ritrovarsi di punto in bianco senza riferimenti affettivi, se non quello di sua madre Anna, amata e odiata allo stesso tempo. Ma le cose possono cambiare, la vita in fondo riserva sempre delle sorprese: la speranza della rinascita è dietro l’angolo, basta avere la forza e un pizzico di fortuna per non lasciarla sfuggire. Ivano De Matteo, visibilmente colpito da questa inaccettabile “mattanza” delle donne, aggiunge: “ Molto donne vittime di maltrattamenti mi hanno raccontato che in loro nasceva un fortissimo senso di colpa che le costringeva a non andare via di casa, inoltre a subire violenza erano state loro e non i figli: è quindi corretto privare un bambino dell’affetto del proprio padre? Questa cosa mi ha molto colpito, ed è per questo che ho voluto scrivere una storia che ruotasse intorno a Valerio. Parlando con una neuropsichiatra infantile ho saputo che a volte i figli possono rifiutare la propria madre nonostante abbiano assistito a scene di violenza su di lei. Ecco, ho voluto raccontare anche questo tragico risvolto che si cela dietro i maltrattamenti. Ho lavorato molto sui passaggi psicologici di tutti i personaggi, io stesso come autore mi sono sentito dentro ai personaggi, soprattutto in quello di Valerio. Ma ciò che più mi ha scioccato è l’assurdità di alcune leggi italiane, ad esempio per fare avere ad un ragazzo l’assistenza psicologica necessaria a superare i traumi provocati dalle violenze paterne... è obbligatorio il consenso del padre, un padre che è stato magari diffidato dall’avvicinarsi alla famiglia. Sarà soltanto dopo avere ottenuto la revoca della Patria Potestà che una madre potrà decidere in autonomia il bene del proprio figlio: una vicenda a dir poco kafkiana!”.
Margherita Buy, che riveste egregiamente i panni di Anna, interviene affermando che: “In questo film sono molti gli elementi di positività e di speranza, a partire dalla figura di Carla – Valeria Golino – che mette in evidenza quanto sia importante l’amicizia. Carla infatti oltre che ospitare a casa propria Anna e Valerio, dimostrerà quanto i legami di amicizia siano fondamentali per riuscire a scrollarsi di dosso convinzioni sbagliate e deleterie. Tramite i veri amici non ci sentiamo più soli, la forza dell’affetto ci spinge infatti ad affrontare qualsiasi problema che sembrava ai nostri occhi insormontabile. Anche il personaggio di Bruno Todeschini – Mathieu, proprietario di una trattoria e uomo apparentemente burbero anch’egli in cerca di una rinascita – è fortemente positivo, diventerà lui la figura maschile con cui Valerio riuscirà a confidarsi. Ne La Vita Possibile gli elementi di speranza sono dunque molti, ed è questa la parte bella dell’intero film”.
Alla bravissima Valeria Golino è stata affidata una parte, se pur piccola, molto importante. Grazie al suo stralunato e simpatico personaggio il pubblico potrà infatti godere di una ventata di leggerezza che attenua la drammaticità del lavoro di De Matteo, ma oltre a ciò, come ben racconta la stessa Golino: “Il mio personaggio, seppure piccolo, è fondamentale per l’intera narrazione. Senza la presenza di Carla la ricostruzione psicologica di Anna non sarebbe stata possibile. I sinceri gesti di affetto con cui Carla inonda sia Anna che Valerio portano nella giusta direzione della rinascita. Sì, all’interno del film il mio personaggio era assolutamente necessario”. E di ciò è consapevole anche De Matteo, che con queste parole ribadisce il concetto: “Se il suo personaggio non fosse stato necessario non lo avremmo scritto, in ogni film ci sono un personaggio grande e uno piccolo, ma se non ci fosse il piccolo verrebbe a mancare un tassello importante e la storia zoppicherebbe. Risulta abbastanza chiaro che il film ruoti attorno alla figura del bambino, ma sono molto soddisfatto di ciò che ho raccontato dei personaggi cosiddetti di contorno, come ad esempio quello di Mathieu”. Stanislavskij docet: “Non ci sono piccoli ruoli, ci sono solo piccoli attori”.
Nonostante il tema trattato sia estremamente drammatico, in conferenza stampa con Ivano De Matteo si trova anche lo spazio per ridere. La sua risposta alla domanda su come mai La Vita Possibile non sia andato al Festival di Venezia è infatti a dir poco esilarante: “Io c’ho provato, nun m’hanno preso, eccola là. Sarei andato in qualsiasi Sezione, non è che ho fatto lo snob dicendo ‘o in Concorso o niente’, a me se me mettono pure ar Giardino degli Aranci me andava!”.
Chapeau per la sincerità e l’ironia di De Matteo. Il nostro ringraziamento va però al regista romano per avere realizzare un film delicato su un argomento che delicato non lo è affatto.