"Ken il rosso" Loach in conferenza stampa a Roma per presentare la sua Palma d'Oro "I, Daniel Blake"
Che il Festival di Cannes sia sinonimo di qualità è un dato di fatto, non per nulla quest’anno la Palma d’Oro è stata assegnata a Io, Daniel Blake, dell’immenso Ken Loach. Il regista britannico, che ha dedicato l’intera sua carriera cinematografica a raccontare le condizioni di vita dei meno abbienti, in quest’ultimo lavoro dipinge un ritratto sobrio, ma feroce, della giungla in cui viviamo. Il protagonista, Daniel Blake, è un carpentiere che a causa di un infarto si ritroverà in seri guai lavorativi. Per ottenere ciò che gli spetta Daniel sarà costretto a scendere nei gironi infernali della burocrazia: un'odissea in cerca del welfare fantasma.
Venuto a Roma per la presentazione del film, che uscirà nei cinema italiani a partire dal 21 Ottobre, Ken Loach ha fatto il suo ingresso in sala accolto da fragorosi e sinceri applausi… tutti meritatissimi.
Misurato, umile, sorriso disarmante e tono di voce pacato, così il filmaker di Nuneaton si è presentato dinnanzi ai giornalisti: uno splendido ottantenne in cui ancora brilla negli occhi la scintilla di un giovane ribelle incapace di tacere di fronte alle ingiustizie. Come era prevedibile si è parlato poco del film, ma le risposte di Loach alle tante domande rivoltegli dalla platea sono state miele per le orecchie dei fortunati presenti.
La parola “cittadino”, termine usato in un’appassionata e commovente lettera scritta da Daniel Blake in una scena del film, ha dato il via ad un effluvio di interessantissimi pensieri in libertà. Per Loach infatti : “ Il cittadino deve riappropriarsi di questo termine. Il problema è che gli Stati, compresi quelli europei, non si schierano dalla parte delle persone ma da quella del capitale. L’interesse del capitale è quello di rendere i lavoratori vulnerabili, e se un domani si ritroveranno senza lavoro la colpa sarà solo loro. Sì, avranno la colpa di non aver saputo redigere un curriculum o di essere arrivati a un appuntamento con un ritardo di appena un minuto. Ma la verità è un’altra, e tutti la sappiamo: i lavori non ci sono, e quei pochi che si riescono a trovare sono in condizioni talmente precarie e instabili che non consentono né una vita dignitosa né tantomeno un salario adeguato. E' per questo motivo che per le grandi imprese il precariato è una forza lavoro dal valore inestimabile, perché costituisce un rubinetto che si può aprire o chiudere a piacimento. Ma per la classe operaia è un disastro. Per un cittadino della classe media è ormai diventato impossibile vivere a Londra, gli affitti sono alle stelle. Non parliamo poi del fatto che i ‘ricchi’ non vogliono vedere persone indigenti per le strade della città… disturbano la loro vista!”. Quando Loach espone questi concetti non si può fare a meno di ricordare due cose, la prima è che i suoi genitori erano degli operai, la seconda che mai soprannome fu più azzeccato per descriverlo: “Ken il rosso”.
Il regista spiega anche che in Gran Bretagna sono presenti numerose associazioni di volontariato che aiutano le persone più deboli, e aggiunge: “In realtà non possiamo continuare a vivere così, non ha senso vivere così. Purtroppo chi paga le conseguenze più dure sono ad esempio i disabili, per mancanza di sostegno economico alcuni di essi non sono più in grado di utilizzare i veicoli di deambulazione dati loro in dotazione. Il tessuto sociale è fortemente minato. In Gran Bretagna abbiamo però una speranza. Il partito socialdemocratico è infatti riuscito ad eleggere Jeremy Corbyn, un leader che ottenendo il 60% dei voti ha traghettato il partito verso un milione di iscritti”.
Riferendosi sia alle kafkiane peripezie che lo sventurato Daniel deve affrontare per ricevere il sussidio di disoccupazione, che alla crudeltà di alcuni dipendenti pubblici mostrata nel film, Ken Loach sferra un durissimo attacco al suo Governo: “Il Governo sa perfettamente quello che fa, e la complessità è architettata ad hoc per intrappolarci. Il Governo conosce talmente bene quello che fa che le persone che operano per esso sono costrette ad applicare un 'tot' esatto di sanzioni settimanali, e se non raggiungono il numero prefissato vengono addirittura punite. Dunque, quella di punire le fasce più deboli della società è una decisione pienamente consapevole da parte del Governo”. A tal proposito Loach racconta che la gran parte degli impiegati che appaiono nelle scene dell’ufficio di collocamento non sono dei veri attori ma degli ex dipendenti di quell’Ente, uomini e donne che hanno preferito perdere il proprio posto di lavoro piuttosto che continuare a sopportare il trattamento disumano che erano obbligati ad infliggere agli altri.
Dalla platea si alza una giornalista per chiedere al regista se si senta come un vecchio militante in via di estinzione, lui ridendo risponde: “Mi capita di sentirmi antiquato ogni volta che sbarco in Italia, forse sarà per l’abbigliamento”. La verità è che con indosso una camicia celeste e un paio di pantaloni color panna, il mitico regista è molto più “cool” e attuale rispetto a tanti uomini con abiti griffati... e zero idee in testa.
E della Brexit cosa ne pensa ‘Ken il rosso’? “Per il momento non abbiamo ancora lasciato l’Unione Europea, quindi c’è una specie di guerra fasulla dove tutti si aspettano che accada qualcosa, ma per adesso non ci sono battaglie in corso. Certo, la sterlina è scesa e dunque le esportazioni sono aumentate, inoltre molte aziende abbandoneranno la Gran Bretagna per trasferirsi in altri Stati più convenienti per loro, il risultato sarà un rallentamento dell’economia e un maggior numero di disoccupati. La gran parte dei favorevoli alla Brexit appartiene a forze di destra, anche se tantissimi operai di sinistra hanno votato per l’uscita dalla Comunità Europea perché stanchi del fatto che nessuno si occupasse più di loro”. ‘Destra e Sinistra’, due parole queste che pronunciate da Ken il rosso riacquistano il giusto peso.
Ma Loach ha parole forti anche verso gli Stati Uniti, che a suo parere non tengono assolutamente in conto le decisioni dell’Onu: “Gli Usa dovrebbero smetterla di sostenere i dittatori che offrono la possibilità di incrementare i capitali americani”. E come dargli torto?
Il tempo è volato via veloce, troppo veloce. Sì, perché ad ascoltare Ken Loach si rimarrebbe per ore e ore senza mai stancarsi...