Karlovy Vary International Film Festival: giorno 7

Jun Geng, regista cinese di Hegang, ha appena passato la quarantina e ha già’ alle spalle sei film, il primo dei quali, Qingnian (Gioventu’), venne presentato alla Festa di Roma nel 2009. Al 52nd Karlovy Vary International Film Festival è presente nella sezione ufficiale con Qing song jia yu kuai (Libero e facile), fuori concorso perché coronato dallo Special Jury Prize al Sundance Film Festival. Girato in un paesaggio rurale nel nord della Cina è interpretato da pochi attori, nei panni più o meno di impostori all’interno di una vicenda assurda descritta con spunti di black humor. Si apre con l’arrivo di un venditore, porta a porta, di sapone in un villaggio semideserto. Non è quello che dice perché chiede ai malcapitati di annusare il profumo di una saponetta che contiene anestetico: li addormenta e li deruba. Un monaco hindu offre talismani in cambio di un’offerta, ma non è un monaco. Gli altri, un giovane maestro di Kung Fu, un devoto cattolico, un paio di poliziotti, una bella signora e un ranger assillato dal fatto che gli stanno tagliando tutti alberi e non riesce a individuare i fuorilegge. Dura 98 minuti ed è girato lentamente, facendo emergere i caratteri dei personaggi e mostrando aspetti del paesaggio. Rivela comportamenti inconsueti e trattative assurde coinvolgendo lo spettatore in un gioco curioso dale atmosfere rarefatte. 

Impostore totale, e per certi versi immaturo e inconsapevole, è il trentenne Martin, protagonista di Vida de familia (81 minuti), dei cileni Alicia Scherson e Cristian Jimenez, 44 e 43 anni, autori di quattro film visti in Festival internazionali. Qui nella sezione Horizons raccontano di un giovane che ha appena perso il padre e che approda a casa di lontani parenti che non vedeva da anni. E’ una coppia di giovani con bambina e gli lascia casa chiedendogli la cura del gatto nei pochi giorni che si recano a Parigi. Tra docce, frullati, schermate di internet e qualche pagina di libri, Martin perde il gatto. Nell’affiggere una foto del felino per la ricerca, conosce una giovane madre che ha perso il cane. L’invita a casa, che dice di essere sua e che vi vive da separato. Seguono giornate di sesso e di promesse, poi qualcosa va storto e quando lui accenna a una differente versione, lei lo molla e gli sbatte la porta in faccia. Anche lui lascia la casa prima del ritorno della coppia, che si porrà molti interrogativi sull’identità di Martin, e riceverà la visita della sconosciuta che capirà subito di essere stata imbrogliata. Senza parlare uscirà di scena, vittima casuale di una fasulla storia romantica. 

Non va meglio a Paula, trentenne che torna a Parigi dopo una breve assenza, e l’ex compagno non le apre la porta di casa. Interpretato da Laetitia Dosch, Jeune femme, col sottotitolo Montparnasse Bienvenue, è il film di Leonor Seraille che ha vinto la Camera d’Or a Cannes e qui inserito nella sezione Horizons. Dura 97 minuti e descrive le peregrinazioni della giovane alla ricerca di un letto e di un lavoro. Angosciata, batte la testa contro la porta che non si apre, finisce in ospedale ma scappa per infilarsi nei party di vecchi conoscenti. Ore da babysitter, un posto di commessa e un paio di nuove amicizie la rimettono a galla, anche se la madre non la vuole piu’ vedere. Eppure sta acquistando sicurezza, si è portata via il gatto dell’ex che la chiama spesso per riaverlo e sta pensando di tornare a scuola. Quando comunica all’ex compagno di stare bene e che aspetta un bambino, lui sembra offrirle ponti d’oro, ma lei lo manda a quel paese. Percorso non nuovo di una ragazza ansiosa e imbranata che le difficoltà rendono indipendente e controllata, ma realizzato in maniera originale in una Parigi notturna appena accennata e con la grande interpretazione di Laetitia Dosch.         

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