Il 53° Karlovy Vary International Film Festival si apre venerdì 29 giugno. Gala di chiusura sabato 7 luglio dopo aver presentato circa duecento film. E quest’anno si copre con la 46° edizione del Festival International du Film de La Rochelle che s’inaugura lo stesso giorno, e col 36° FilmFest München dal 28 giugno. Sicuramente il più internazionale dei tre, Karlovy Vary presenta dieci anteprime mondiali su dodici film della SEZIONE UFFICIALE, e otto anteprime mondiali sui dodici film del concorso EAST OF THE WEST. Otto anche le anteprime dei dodici film in concorso nella sezione DOCUMENTARY FILMS.

  Molta attesa per la grande produzione, (Romania, Repubblica Ceca, Francia, Bulgaria, Germania), I Do Not Care If We Go Down In History As Barbarians (Non m’importa che la storia ci consideri barbari), 140 minuti del rumeno Radu June, già assistente di Costa Gavras e autore di film premiati in decine di Festival. Narra di un giovane artista che sta progettando di ricostruire eventi storici del 1941 quando l’esercito rumeno effettuò epurazioni etniche sul fonte orientale. Il titolo del film è estrapolato da una frase pronunciata durante un consiglio dei ministri. Attesa anche per il dramma familiare, in bilico tra humour e melanconia, Sueño Florianópolis (Sogno Florianopolis) dell’argentina Ana Katz.

  Il canadese Sébastien Pilote con La disparition des lucioles (La scomparsa delle lucciole) offre alla brava Karelle Tremblay il ruolo di una ragazza di una città di provincia alla ricerca di sé e della felicità nel tentativo di liberarsi dall’influenza materna e da un ambiente soffocante. L’Italia non ha film in concorso, ma insieme a Slovenia e Norvegia ha prodotto Zgodovina ljubezni (Storia d’amore) della slovena Sonja Prosenc che narra di una diciassettenne che non riesce a farsi una ragione della morte della madre. Influenzata dalla sua forte personalità, scopre di non sapere tutto di lei e s’immerge in una sorte di irrealtà.

  Tra le anteprime mondiali di EAST OF THE WEST, il film iraniano Amir di Nima Eghlima su un trentenne ossessionato dai problemi degli altri. La moglie di un amico e suo figlio sono scomparsi; sua sorella tenta disperatamente di sganciarsi dalla famiglia mentre i genitori tentano di mantenerla unita. Uno sguardo sull’Iran dei nostri giorni dove le regole sociali sovrastano i desideri individuali. Film d’apertura della sezione, Crystal Swan (Cigno di cristallo) della bielorussa Darya Zhuk, formatasi negli Usa, che racconta della giovane Evelina, laurea in legge, la quale nel 1997 sogna di recarsi in America e di guadagnarsi da vivere come DJ.

  Tra i dodici docufilm risalta l’originale ritratto del premier russo Vladimir Putin, Svidetely Putina (Testimoni di Putin) del famoso documentarista ucraino Vitaly Mansky. Prodotto da Lettonia, Svizzera e Repubblica Ceca, il film ritrae Putin dall’elezione del 31 dicembre 1999 fino ai nostri giorni. Da un’altra latitudine giunge Cielo di Alison McAlpine, film già presentato al New York Film Festival. Prodotto da Canada e Cile, il documentario è stato girato nel deserto cileno di Atacama che vanta le notti più trasparenti del pianeta e dove la regista sembra suggerire un dialogo con le stelle.

  Non solo scrigno di film inediti e rassegna di cinematografie dell’Est, Karlovy Vary vanta anche un tappeto rosso sul quale sono passati cineasti di tutto il mondo. Quest’anno i Globi di Cristallo alla carriera saranno consegnati a due cineasti statunitensi, il regista e produttore Barry Levinson e l’attore premio Oscar e regista Tim Robbins. Sarà inoltre della partita, Terry Gilliam col suo L’uomo che uccise Don Chisciotte; Anna Paquin, Rory Cochrane, Thomassin Harcourt McKenzie, Romain Gavras, John Lesher, Greg Shapiro e tanti altri. Nella giuria internazionale figura un’italiana, Marta Donzelli, fondatrice di Vivo Film

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