Ripresa in grande stile del Festival dell’Est, in presenza e senza mascherine, e con circa 160 film in catalogo. E’ la 56° edizione, dedicata a Eva Zaoralovà (1932-2022), la grande animatrice e direttrice artistica scomparsa lo scorso marzo. Primo ospite del Festival l’attore statunitense Liev Schreiber; primi film in concorso nella sezione ufficiale: Vesper (Lituania, Francia, Belgio) di Kristina Buožytè e Bruno Samper; Fucking Bornholm (Polonia) di Anna Kazejak.

   Prima mondiale di un film in uscita il 17 agosto, Vesper è un singolare film di fantascienza di 114 minuti ambientato nelle foreste lituane. Narra, tra boschi e lande desolate, la lotta per la sopravvivenza dopo la catastrofe. Lo fa incentrando il racconto su una tredicenne, Vesper, che si adopera per mantenere in vita il padre paralizzato aiutandosi anche con le sue conoscenze chimiche che le hanno permesso di mettere su un piccolo laboratorio. In una realtà dove una forza egemone decide chi deve sopravvivere, la protagonista è scaltra e determinata ma deve fare i conti anche con balordi, sbandati e forze locali. Le è rimasto un drone che la guida nei movimenti nella foresta, e lei salva una giovane donna, quasi vittima di piante carnivore, con la quale instaura un rapporto d’amicizia. Sopravvissute alla grande catastrofe, ne devono affrontare altre che porteranno alla loro separazione, ma Vesper non demorde dalla sua ricerca della cittadella di cui tutti parlano.

   Interpretato da Raffiella Chapman, Eddie Marsan, Rosie McEwen, il film vanta unità di stile, complesso e adeguato accompagnamento musicale e originale animazione dell’universo vegetale che spesso rende i boschi un mondo incantato. E ben descritti sono anche gli scontri e alcuni accadimenti straordinari. Il suo limite sta nell’aderenza alla sceneggiatura dei due registi e di Brian Clark che descrive il domani della catastrofe simile a quella di altri film del genere senza apportare contributi originali nei rapporti interpersonali dei protagonisti.

   Presentato a maggio all’Off Camera Film Festival, Fucking Bornholm è  una prima internazionale che la Polonia presenta in concorso. La regista, Anna Kazejak, ha diretto una commedia, a momenti acida, in genere vacanziera. La vacanza, infatti, è al centro del racconto di due famiglie che approfittando di un weekend di maggio si recano con le rispettive roulotte sull’isola danese di Bornholm. Le due coppie, poco più che quarantenni, con i loro bambini tra gli otto e i dieci anni, si conoscono fin dal tempo del liceo. La prima serata sulle sabbie bianche dell’isola è a dimensione di vacanza, ma il mattino seguente, quando uno dei bambini, che hanno dormito in tenda, si chiude in un mutismo incomprensibile, l’allegra compagnia si lacera. E’ la  madre del bambino, che a brutto muso vuole capire cosa è successo. Dapprima rassicurata dagli altri, poi sempre più isolata, trascina gli adulti in rissose discussioni che si appianano quando il bambino confida un comportamento suggerito da foto porno intraviste sul computer del padre. E’ l’inizio della fine. La moglie, quasi per dispetto, va a ballare in un bar del porto. Poi, dopo un ennesimo alterco, va a trovare l’uomo col quale aveva ballato e ha una relazione. Potrebbe chiudersi qui, ma durante un’altra discussione, lei decide che è tempo di cambiare e lascia l’isola insieme con i bambini.

   Il direttore della fotografia è Jakub Stolecki, e merita una citazione per alcune riprese durante la navigazione. Gli attori, Agnieszka Grochowska, Marciej Stuhr e gli altri se la cavano con disinvoltura, tuttavia come commedia non diverte, come dramma è più un continuo battibecco che un’introspezione sui comportamenti degli amici. Si potrebbe definire un passatempo che invita a qualche riflessione.

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(Foto: Vesper)