Karlovy Vary International Film Festival, 55ª edizione - Giorno 4

Hanno circa trent’anni, stanno insieme da cinque: lei, Dina, attrice; lui, Michael, medico, e mentre lei parla di famiglia e di bambini, lui accenna a un momento di riflessione, a un breve distacco. E’ la prima di una quindicina di scene che compongono il film tedesco , in concorso al 55th Karlovy Vary International Film Festival. Diretto dal quarantacinquenne Dietrich Brüggemann, che lo ha scritto insieme alla sorella Anna che è anche l’attrice protagonista, il film ha una struttura che ricorda quella dei film di Roy Andersson, scandita dal passaggio del tempo che mostra l’evolversi della situazione con scene a volte surreali, spesso critiche di comportamenti involuti. Michael ha un padre saccente ed egocentrico, Dina una sorella invadente, che influiscono sui loro umori, ma sarà l’esperienza della vita in comune che porterà a un ribaltamento  dei loro atteggiamenti. Avranno due bambini, lei tornerà a calcare le scene, e sarà lei a chiedere un break. Al suo quarto film, e nel cinema da circa vent’anni, il regista continua la sua critica sociale spaziando per due ore dalla satira a immagini iperboliche nell’intento di denunciare divertendo e concedendosi qualche cattiveria alla Buñuel, dal figlio maltrattato che defeca sulla tomba del padre (Hanns Zischler), al dentista geloso che tenta di togliere i denti sani a Michael (Alexander Khuon).

   Gioca invece in casa Miro Remo, nato nell’ex Cecoslovacchia nel 1983, autore di documentari, che in Láska pod kapotou (A tutto gas) narra di Jaroslav, ex minatore che sognava di diventare pilota da corsa. Riuscito a costruirsi in campagna una piccola officina, e a pilotare in rally campestri,  passata la cinquantina ha smesso di correre e vorrebbe ritirarsi. Ha due figli, è appena diventato nonno, ma mantiene pessime relazioni. La madre che vive con lui si lamenta continuamente dei tempi moderni, e lui si lamenta di tutto, del cuore che non gli consente più di correre, e di tutti coloro che gli stanno attorno e non lo capiscono. Fa eccezione la compagna, che pilota le auto che lui ripara per i rally e che dopo tanti insuccessi riesce a vincere una gara. Ottantacinque minuti nel sud-est della Moravia per appassionati di motori.

   In programma nella sezione Orizzonti il film vincitore dell’Orso d’oro della Berlinale, Babardeala cu bucluc sau porno balamuc (Bad Luck Banging or Loony Porn) del regista rumeno Radu Jude. Storia di una professoressa che riprende un rapporto sessuale col marito e che a sua insaputa viene inserito in un programma trasmesso via Internet. Convocata dalla presidenza, l’insegnante partecipa a una riunione dei professori dove mediante votazione si dovrà decidere se allontanarla dalla scuola o lasciarla al suo posto. Superati i primi minuti di proiezione, volutamente provocatori e imbarazzanti, nei quali si mostra il rapporto sessuale, il regista riprende la donna nello snervante e affannoso attraversamento a piedi della città, il traffico infernale, e il continuo accendersi del telefonino da parte dell’insegnante che cerca di capire quale diffusione abbia avuto il video. Una volta raggiunto l’istituto, esplodono le reazioni dei colleghi in un lungo dibattito con votazione finale per la quale il regista offre in maniera surreale tre possibili soluzioni. La durata del film è di 108 minuti, il ritmo incalzante, e il pornovideo è soltanto un pretesto di una storia che serve al regista per fare i conti con la storia oltre a denunciare il perbenismo e le frustrazioni della classe media rumena.

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(Foto: Bad Luck Banging or Loony Porn)

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