Karlovy Vary International Film Festival, 55ª edizione - Giorno 2
Nata a Zagabria, Sonja Taroki? ha trentatré anni e dopo alcuni corti esordisce nel lungometraggio con Zbornica (Sala professori), in concorso per il Globo di Cristallo del 55th Karlovy Vary International Film Festival. Autrice del soggetto e della sceneggiatura, la regista croata denuncia le schermaglie tra gli insegnanti, litigi e soprusi degli studenti, la tensione nei rapporti con i genitori e, soprattutto, i giochi di potere all’interno e all’esterno dell’istituto. Lo fa con cognizione di causa, mettendo in risalto comportamenti inadeguati e nevrosi dei professori narrando la presa in carico di una giovane consigliera, Anamarija, che dopo un breve periodo di orientamento capisce di dover prendere decisioni personali che comportano inevitabili scontri con alcuni colleghi. Considerando che tutti sono stati almeno studenti, e che molti sono stai insegnanti o genitori, non c’è molto da scoprire nel comportamento anomalo all’interno delle scuole, tranne quando diventano la scena di vicende singolari. E quella di Anamarija è una storia quotidiana di molte scuole, che nel film si protrae per oltre due ore, quasi sempre all’interno dell’istituto, senza informazioni sulla vita privata dei protagonisti, né del luogo dove sorge la scuola. Apprezzabile resta la descrizione dello scontro di caratteri in un’istituzione dove si dovrebbe insegnare invece di provocare.
Più interessante l’altro film in concorso, Bird Atlas, prodotto da Slovenia, e dalle repubbliche, ceca e slovacca. Il regista, Olmo Omerzu, nato a Lubiana, ha trentasette anni. Alla sua terza regia, dirige una sorta di detective story imperniata sull’anziano manager di un’azienda tecnologica alla quale ha dedicato tutta la sua vita e che scopre un ammanco di sei milioni nei confronti dei suoi fornitori. Chiede per il mattino seguente la documentazione dei pagamenti alla contabile la quale aveva prenotato una vacanza e che dal giorno successivo è irreperibile. L’anziano ha un collasso, viene ricoverato, e i due figli e collaboratori si apprestano alla successione riprendendo vecchie trattative con i cinesi. Senonché il padre supera la crisi, torna in scena e insieme con i figli si mette sulle tracce della contabile che trovano in uno chalet dove è in attesa di un militare americano col quale dovrebbe andare a vivere negli USA. Prelevata dalla polizia, la donna finisce in carcere dopo aver tentato di spiegare di non potersi mettere in contatto con l’ufficiale perché impegnato in un’azione antiterroristica in Afghanistan. Mentre si scopre uno scoperto di 41 milioni, nessun indizio a carico dei figli e dei dipendenti, e la pretesa della contabile di aver effettuato normali pagamenti, dei quali però si sono perse le tracce, si finisce in giudizio dove, dopo accurate ricerche, si ascolta in streaming il militare americano, che risulta totalmente estraneo al fatto. Dopo novanta minuti di proiezione, la sorpresa finale: un furto d’identità.
Gradita scoperta nella sezione Orizzonti, l’esordio di Amalia Ulman, 32 anni, nativa di Buenos Aires e residente negli USA, che ha scritto, diretto e interpretato un film in bianco e nero di 82 minuti, El planeta, girato a Gijón nel nord della Spagna. Con molta ironia, la cineasta ha realizzato un ritratto impietoso della città asturiana, e delle vite al limite, di madre e figlia, che vivono di espedienti. Dopo aver studiato a Londra, Lea torna in città in seguito alla morte del padre. Trova la madre, sofisticata e piena di debiti, in un piccolo appartamento in affitto che deve lasciare entro due mesi. La donna sopravvive mediante piccoli furti in centri commerciali e contraendo debiti che conta di non pagare perché sa che presto finirà in carcere dove, tutto sommato, le daranno un letto e da mangiare. Lea tenta qualche approccio galante via Internet, ma scopre che il mercato del sesso non è redditizio e vi rinuncia. Incontra un giovane cinese che ha vissuto a Londra. E’ simpatico e generoso e lei crede di iniziare una relazione, ma scopre che ha moglie e figli. Lea e la madre si vogliono bene, a casa però fa più freddo che fuori, e fuori la descrizione della città riprende gli aspetti peggiori: negozi chiusi per fallimento, attività in vendita, strade percorse da donne anziane e da vecchi su sedie a rotelle, e immagini desolate del mar Cantabrico. Resta la leggerezza e la ricchezza interiore delle protagoniste che sdrammatizzano situazioni estreme.
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(Foto: El planeta. Credit: Film Servis Festival Karlovy Vary)
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