Karlovy Vary International Film Festival 2019: giorno 4
Guasti scaturiti da difficili convivenze in famiglia sono al centro dei due film oggi in concorso al 54° Karlovy Vary International Film Festival. Più vivace Polsestra (Sorellastra) del quarantacinquenne sloveno Damjan Kozole, al suo settimo film dopo Nightlife che nel 2016 vinse qui il premio per la migliore regia. Si apre con Irene, giovane parrucchiera appena separatasi dal marito, a casa della madre per tingerle i capelli. La donna vive sola a Izola e abusa dell’uso di farmaci. Irene invece lavora a Lubiana e prima di partire incontra il padre che convive con una compagna dalla quale ha avuto un’altra figlia, Naze. Di carattere opposto, le sorelle non si frequentano da tempo. Tuttavia, per necessità, la minore bussa all’appartamento di Irene e ha inizio una bizzarra convivenza. Naze vorrebbe riprendere gli studi ma le tariffe dell’università sono alte. Irene svolge diligentemente il suo lavoro, ma è assillata dal marito che la perseguita, e una notte l’aggredisce fratturandole l’osso del naso. Costretto dalla polizia a tenersi a distanza, l’ex marito trasgredisce il divieto, ma a difendere Irene ci pensa la sorella che lo affronta con un coltello e lo convince a dileguarsi. Urša Menart e Liza Marijina rendono bene i caratteri delle due sorelle in un dramma con qualche spunto divertente che parla dell’alienazione in famiglia e della desolazione che a volte scaturisce dalle separazioni. Il film dura 105 minuti ed è un’anteprima mondiale come l’altro film in concorso, il bulgaro Bashtata (Il padre).
Impossibile attendersi spunti divertenti nel teso e parlato dramma diretto da Kristina Grozeva e Peter Valchanov. Si apre col funerale di Ivanka, dove Vasil, l’anziano consorte, sembra perdere la ragione quando una donna dice di aver ricevuto un messaggio dalla defunta. E si dà alla fuga, inseguito dal figlio. Sorta di padre padrone che non lascia spazio al cinquantenne Pavel, sparisce tra i boschi dove il figlio lo ritrova nudo e addormentato. Si lascia rivestire e portare in un posto ristoro, ma appena può s’impossessa dell’auto di Pavel, mette in moto e finisce fuori strada. Dopo un breve ricovero al pronto soccorso, si lascia riportare a casa dove confessa di aver avuto un alterco al telefono con la moglie poco prima che lei morisse. Questo è il suo cruccio e la notizia che dopo ella abbia chiamato una conoscente lo ha messo fuori di testa. Quando Pavel riesce ad avere il telefonino della donna, col quale può mostrare al padre che si tratta una chiamata registrata, torna il sereno. Interpretato con molta grinta da Ivan Barnev e Ivan Savov, il film dura novanta minuti e illustra chiaramente la follia dell’anziano, ma lo fa attraverso fughe e scontri tipici di un road movie, privo però dei tanti incontri bizzarri che vivacizzano quel genere.
Film con qualche possibilità commerciale è De frivillige (I volontari), film della quarantacinquenne danese Frederikke Aspöck, visto nella sezione Another View. Multimilionario attraverso investimenti fraudolenti, Markus non si sarebbe mai aspettato di finire dietro le sbarre, invece si trova tra delinquenti che picchiano forte. Salvato da una guardia carceraria, compagno d’infanzia ritrovato, viene trasferito in un settore protetto di pedofili che formano un coro. Pian piano s’inserisce tra di loro, canta, e da esperto truffatore, riesce a soffiare il posto al direttore del coro, che ne soffre molto e la cui moglie finisce in una clinica psichiatrica. Poi, forte degli appoggi di persone che vogliono arricchirsi, torna in libertà. Sorta di commedia nera con qualche momento drammatico, il film è interpretato da Jacob Lohmann e Anders Matthesen che durante all’incirca un’ora e mezzo si contendono nel carcere il ruolo di maestro del coro. Terzo film della Anspöck, godibile da vedere anche in Tv.
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