Karlovy Vary International Film Festival 2018: giorno 5
Ivan I. Tverdovskij, trentenne regista russo, si era fatto apprezzare per due film tra il 2014 e il 2016, Corrections Class e Zoology, premiati in alcuni Festival. Oggi è in concorso al 53rd Karlovy Vary International Film Festival con Podbrosy (Saltatore), un film da lui scritto e diretto. E questa volta ha deluso. Novanta minuti per raccontare di un neonato abbandonato dalla giovanissima madre indigente, cresciuto in un asilo dove da adolescente rivela estreme capacità di sopportazione del dolore e da dove la madre lo tira fuori in maniera rocambolesca. Ora Oksana possiede un appartamento e amici influenti che le permettono di accogliere il figlio sedicenne, ma in realtà ne vuole sfruttare le doti eccezionali. Ammanicata con giudici, medici e poliziotti adopera Denis per farlo saltare su auto di lusso in movimento, simulare un incidente e riscuotere i risarcimenti. Il giovane sembra divertirsi. Si sente protagonista ed è felicissimo di aiutare la madre. Senonché la donna beve troppo, è spesso fuori controllo e Denis si sente solo e incompreso. Poi, quando comincia a provare dolore fisico, rinuncia a tutto e a tutti e se ne torna dove è cresciuto tra coetanei che lo apprezzano.
La denuncia della corruzione nelle alte sfere è senza dubbio apprezzabile anche se è cosa nota. E nei ruoli principali, Denis Vlasenko e Anna Slyu, insieme a Daniil Steklov nel ruolo dell’agente corrotto, attuano con grinta, ma il film è carente di una sceneggiatura che approfondisca comportamenti e responsabilità sociali di un mondo che adombra quello delle serie Tivu.
Differente il discorso per l’altro film in concorso, Sueño Florianópolis (Sogno Florianopolis) dell’argentina Ana Katz, Buenos Aires 1975. Regista di cinque film, qui in una produzione con Francia e Brasile, mette in scena le vacanze di una famiglia che si muove dall’Argentina al Brasile in un momento favorevole per il cambio di moneta. Tema quasi abusato dalle principali cinematografie, sviluppato però con arguzia descrivendo l’incursione in una natura quasi incontaminata e studiando psicologie e comportamenti senza ironia ma cogliendo con allegria risvolti personali.
Va detto che eccezion fatta per i Festival di Cannes e di Venezia, gli altri grandi Festival di serie A, da Toronto a San Sebastiàn e Karlovy Vary, hanno sempre maggiori difficoltà nel trovare film d’autore inediti. Quindi anche una commedia sulle vacanze è benvenuta, e a volte liberatoria. Qui, con Mercedes Morán nel ruolo principale, si descrive il comportamento di una madre che in vacanza può finalmente pensare anche a se stessa e lo fa in piena libertà. E la regista non si perita del politicamente corretto perché sa che spesso piccole e grandi trasgressioni aiutano a crescere e a ritrovarsi. Il film dura 103 minuti, trasmette le atmosfere delle vacanze e invita al sorriso. E come sempre, anche se con la punta di una piuma, non mancano le tradizionali punzecchiature tra argentini e brasiliani cominciando dal mondo del calcio.
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