Infedelmente tua: un dramma della gelosia “allegro con brio”

Avere la fortuna di vedere i film del passato sul grande schermo è il sogno di ogni cinefilo che si rispetti. Il progetto “Happy Returns!” di Lab 80 film porta in sala grandi classici in versione restaurata sottotitolata, stupendo e incantando lo spettatore con l’accurato nitore delle immagini.  Questa volta dal suo carnet di titoli la società bergamasca di distribuzione di film indipendenti ha estratto dal cilindro non un semplice coniglio, ma un vero e proprio elefante: la deliziosa screwball comedy Infedelmente tua (1948) di Preston Sturges.

Autore di pellicole come Lady Eva, I dimenticati e Il miracolo al villaggio, il regista statunitense fu un uomo di spettacolo dalla A alla Z, avendo esercitato la professione di paroliere, commediografo, sceneggiatore cinematografico prima di compiere il grande passo e passare dietro alla macchina da presa. Nella sua vena creativa è facile riscontrare un alto tasso di satira, ben lungi dall’esaurirsi in un repentino spruzzo di battute al vetriolo; anzi, si tratta di un’ironica ghigliottina che recide alla base le colonne portanti dell’american way of life.

In Infedelmente tua con Linda Darnell, Rudy Vallee e un superlativo Premio Oscar Rex Harrison sopraggiunge qualcosa che manca nelle sue precedenti opere: un tocco di astrattezza, che porta il suo linguaggio cinematografico alla ricerca di una maggiore delicatezza. Il tema della gelosia coniugale è affrontato da Sturges in maniera originale e niente affatto scontata, senza alcun ristagno nello schema narrativo, sebbene nel corso del film vengano proposte ben tre diverse varianti su come risolvere il dramma del protagonista.

Infatti, al povero Maestro l’ouverture della Semiramide di Rossini fa girare la testa con terribili propositi di vendetta, il Tannhäuser di Wagner gli ispira soluzioni più miti, quali il perdono e la rinuncia, e infine la Francesca da Rimini di Cajkovskij gli suggerisce all’orecchio l’idea della roulette russa. Ma, i concatenamenti degli eventi si svilupperanno nella realtà in un modo del tutto diverso rispetto a quanto prospettato nel mondo parallelo della fantasia. Ed è proprio quest’asimmetria tra il virtuale e l’effettivo stato delle cose a far sorgere dapprima il sorriso e poi il riso. Certo, quest’aspetto supplementare del reale non era sconosciuto al cinema di quegli anni, tuttavia il regista sa usarlo alla perfezione per infondere alla storia un’ubiquità sulla natura dei sentimenti umani.

I dialoghi brillanti di Infedelmente tua sono scoppiettanti come una padella di pop-corn dimenticata sui fornelli, a volte epigrammatici nella loro stringata e incisiva brevità. Un botta e risposta liberamente dissacrante, con divertenti stoccate che colpiscono tanto la snobistica signorilità inglese del protagonista quanto la presunta genuinità a stelle e strisce degli altri personaggi. Del resto, le pellicole di Sturges sono piene zeppe d’idiomi e accenti provenienti dai diversi angoli della terra: Tedeschi, Italiani, Irlandesi e Russi convivono fianco a fianco nelle pagine delle sue sceneggiature.

In molti sono concordi nell’affermare che la figura di Sir Alfred De Carter, interpretato da Harrison, sia stata modellata a immagine e somiglianza del direttore d’orchestra britannico Thomas Beecham, celebre nella prima metà del XX secolo. D’altronde, entrambi oltre a condividere la bacchetta, hanno in comune anche l’appellativo di baronetto.  

Nel 1984 ne venne realizzato un discreto remake - che non regge assolutamente il confronto con l’originale - intitolato Un’adorabile infedele diretto da Howard Zieff con Nastassja Kinski, Dudley Moore e Armand Assante.