Il fascino dell’impossibile secondo Silvano Agosti
“Ho dedicato a questo film due anni della mia vita, ma a Troina sono andato soltanto quattordici giorni. È stato molto complesso, sono ventidue ore di girato che metterò in un fondo Agosti che ho chiesto di fare all’Istituto Luce”
All’interno della atipica, affascinante cornice del cinema Azzurro Scipioni di Roma, nel cuore dello storico quartiere Prati, a parlare è il cineasta originario di Brescia Silvano Agosti. – autore, tra l’altro, di N.P. Il segreto (1973) e Uova di garofano (1991) – a proposito del suo documentario Il fascino dell’impossibile, musicato dall’amico Ennio Morricone e dedicato al sacerdote illuminato Luigi Orazio Ferlauto, nei cui confronti osserva: “Io ho abitato in tanti continenti, ma non ho mai conosciuto un uomo del ‘fare’ come questo: è una cannonata, va contro tutto il moralismo della chiesa cattolica. Il brivido più grande che si prova nell’incontrarlo è che il denaro non ha su lui alcun potere di seduzione, perché è abituato a dare alle cose lo stesso valore. Per esempio, per lui poca acqua disseta e tanta affoga, poco fuoco scalda e tanto brucia e, di conseguenza, poco denaro è utile ma tanto fa male. Gli altri esseri umani sono prigionieri del loro ruolo, lui no”.
Il Luigi Orazio Ferlauto che si considera socio di Gesù al 51% e per il quale l’altro può essere anche egli stesso, in quanto, come è possibile apprendere nel corso dei circa sessantatré minuti di visione, ha fondato e diretto per oltre sessant’anni – dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale – la struttura ospedaliera chiamata Oasi, specializzata nella ricerca sul ritardo mentale e nascosta a Troina, piccolo centro in provincia di Enna.
Struttura attualmente accreditata al Servizio Sanitario Nazionale e che offre ospitalità e terapia ai disabili, contando sulla collaborazione di circa mille persone tra volontari e salariati e compiendo cinquemila diagnosi l’anno su pazienti che arrivano dal resto d’Italia.
Struttura tra le cui mura Agosti – da sempre sognatore di un cinema indipendente d’autore – introduce la propria camera per portare lo spettatore a conoscenza di un’opera di bene iniziata a soli ventitré anni dall’oggi novantaquattrenne Ferlauto, il quale racconta anche che organizzava nel posto incontri con artisti che, in cambio, portavano quadri.
Il Ferlauto che, convinto che si potrebbe creare un mondo in cui c’è l’amore anziché moltiplicare l’ingordigia, ha potuto fare tanto con niente e molto col poco; e, desideroso di dare ai disabili maggior fiducia nella vita, porta avanti da tempo il progetto Città aperta, a detta sua “Sogno non così utopico come tanti pensano”.
Quindi, non più solo un’Oasi, ma un’intera città per garantire assistenza alle persone portatrici di handicap e sulla quale il regista conclude: “Il plastico che vedete nel film prevede cinque o sei casette con dei poderi intorno, dove Luigi Orazio Ferlauto regalerà la casa, un pezzo di terra e anche un disabile a ogni nucleo familiare. Se veramente ciò accadrà, realizzerò la seconda parte di questo documentario”.