Il destino di un cavaliere... oscuro: Batman sullo schermo
Negli ultimi tempi, abbiamo avuto modo di vederlo effettuare occasionali apparizioni nel Suicide squad che, diretto da David Ayer, ha provveduto a trasferire sul grande schermo la combriccola di reietti forniti di abilità sovrumane di combattimento avanzate – da Harley Quinn a Deadshot – facenti parte dell’universo DC Comics. Ad incarnarlo, lo stesso Ben Affleck che, pochi mesi prima, già ne aveva indossati mantello e maschera per scontrarsi con lo svolazzante supereroe proveniente da Krypton nell’indigeribile cross over Batman v Superman: Dawn of justice di Zack Snyder; nel quale, tra noiose sequenze dialogatissime e fracasso a base di fastidioso tripudio di effetti visivi, è stata introdotta anche la Wonder Woman con le fattezze di Gal Gadot.
Ma la domanda, ovviamente, sorge spontanea: quando e dove ha avuto origine la figura del miliardario Bruce Wayne che, in possesso di potenti e moderni mezzi ultra-tecnologici, indossa il costume di quel giustiziere che la cultura popolare ha imparato a conoscere con il nome di Batman per combattere la criminalità che infesta Gotham City?
Tutte le (bat)manie di Bob
Scomparso il 3 Novembre del 1998 all’età di ottantatré anni, fu il newyorkese Bob Kane a crearlo proprio per la DC Comics, la quale, precisamente nel Maggio del 1939, gli consentì di apparire per la prima volta sul numero 27 di Detective Comics, segnando l’inizio di quello che, nel corso di quasi ottant’anni, ha finito per trasformarsi in un fenomeno culturale senza precedenti.
Infatti, tra fumetti, radio, cartoni animati, giochi interattivi, giocattoli e gadget, già nel 1943 venne interpretato da Lewis Wilson in una serie televisiva in quindici episodi, come pure quella che vide sei anni più tardi Robert Lowery impegnato a ricoprire il ruolo.
Anticipando di circa due decenni il Batman – Il film di Leslie H. Martinson in cui a concedergli anima e corpo fu il mitico Adam West, poi protagonista delle centoventi puntate dello storico telefilm che lo vide affiancato da Robin, ovvero Burt Ward, e alle prese, tra gli altri, con il Joker alias Cesar Romero e con un Pinguino impersonato dal Burgess Meredith in seguito allenatore di Rocky nell’omonima saga stalloniana.
Senza contare poco conosciute imitazioni trash ai limiti del plagio quali The wild wild world of Batwoman di Jerry Warren, il messicano Batwoman – L’invincibile superdonna di René Cardona e il filippino Batman fights Dracula di Leody M. Diaz, il primo datato 1966, gli altri due 1967.
Tim B…atman!
Indubbiamente, però, dal 1989 è stato il genio visionario di Tim Burton a consentire all’Uomo pipistrello di farsi definitivamente adorare da Hollywood grazie all’eccellenteBatman, con un Michael Keaton ottimamente calato nella divisa corazzata per l’occasione e deciso ad ostacolare il malavitoso Jack Napier alias Joker fornito del volto di Jack Nicholson.
Un Jack Nicholson che è un vero scandalo non abbia ottenuto una candidatura all’Oscar per quella che, senza alcun dubbio, rimane una delle sue migliori performance; in quel caso al servizio del lungometraggio che, grazie anche alle splendide ed innovative – tanto da essere in seguito non poco imitate – musiche di Danny Elfman, ha provveduto a rinnovare il sottogenere dei cinecomic.
Senza contare l’atmosfera non distante da quelle che caratterizzano il cinema horror (dal quale recuperò Michael Gough per porlo nei panni del maggiordomo Alfred), ancor più accentuata, tre anni dopo, nel superiore sequel Batman – Il ritorno, a tutt’oggi migliore avventura batmaniana da grande schermo, nonché una delle più riuscite trasposizioni da fumetto.
Un sequel in cui l’autore di Beetlejuice – Spiritello porcello esaltò all’inverosimile il proprio gusto per il clima darkeggiante, sfoderando un blockbuster a stelle e strisce dal sapore fortemente espressionista; tanto da tirare in ballo un avido e cinico magnate di Gotham City che, con i connotati dell’infallibile Christopher Walken, portava il nome di Max Schreck, come colui che fece il mostro nel muto Nosferatu, il vampiro di F.W. Murnau.
Per non parlare del Pinguino di Danny De Vito, affiancato da una banda di emarginati freak e manifestante un look fin troppo simile a quello del succhiasangue introdotto dal citato classico; mentre l’azione regnava sovrana e provvide, inoltre, la sexy Catwoman in latex di Michelle Pfeiffer a movimentare il tutto.
Hey Joel!
Prima che le cose subissero un ulteriore cambiamento nel 1995, quando, relegato Burton al solo ruolo di produttore, fu Joel Schumacher – allora reduce da Un giorno di ordinaria follia e Il cliente – a prendere la guida della serie con Batman forever, talmente distaccato dai due precedenti capitoli che la scenografa Barbara Ling venne incaricata di creare una Gotham sgargiante e fumettistica, immersa nei neon della luminosa Tokyo, ma simile all’architettura della New York degli anni Trenta.
Con Val Kilmer calato nel costume di lattice molto leggero del supereroe “nero”, la risultante fu una variopinta terza avventura decisamente kitsch e trasudante la sensazione di incertezza di quel certo cinema anni Novanta ancora in cerca di una vera e propria identità dopo le innovazioni del decennio precedente; ma che, con Chris O’Donnell nella parte del “compagno di uscite” Robin e Tommy Lee Jones e Jim Carrey rispettivamente in quella del malvagio Due Facce Harvey Dent e dell’Enigmista Edward Nigma, riscosse notevole successo, ottenendo anche candidature agli Oscar per la fotografia, il sonoro e il montaggio sonoro.
Risultando, comunque, superiore rispetto al successivo tassello schumacheriano: Batman & Robin, del 1997, con George Clooney al posto di Kilmer e l’aggiunta della Batgirl Alicia Silverstone per fronteggiare – insieme al ritrovato O’Donnell – Mr. Freeze, Poison Ivy e Bane, ovvero Arnold Schwarzenegger, Uma Thurman e Jeep Swenson.
Il tipico esempio di pellicola devastata dalle regole del commercio, in quanto, costretto il regista a venire incontro alle richieste delle ditte che avrebbero creato i giocattoli e il merchandise relativo ad essa, non venne fuori altro che un indigeribile giocattolone dal sapore fortemente camp e destinato, di conseguenza, a ridurre il tutto ad una quadrilogia.
C’è chi dice No...lan!
Con il silenzio totale durato fino al 2005, anno in cui, dopo Memento e Insomnia, Christopher Nolan mise in piedi il Batman begins volto a far luce sulle origini di Bruce Wayne e del suo alter ego mascherato; dalla morte dei genitori alle lezioni presso il misterioso mentore Ducard alias Liam Neeson, da cui apprendere le discipline mentali e corporee necessarie per affrontare il male, ai suoi rapporti con l’amica d’infanzia Rachel Dawes e con il detective Jim Gordon, rispettivamente interpretati da Katie Holmes e Gary Oldman.
Un Bruce Wayne dai connotati di Christian Bale e che, come testimonia anche la frase del nuovo Alfred di Michael Caine “Cadiamo per imparare a rimetterci in piedi”, non poté fare a meno di apparire immerso in un clima di paura post-11 Settembre 2001; complici sia l’immagine del terrificante villain Scarecrow di Cillian Murphy, che, soprattutto, il fatto che la diabolica Setta delle Ombre – dedita anche all’inquinamento degli acquedotti tramite un pericoloso gas – provenisse dall’Oriente.
Il Christian Bale che, sempre sotto la regia di Nolan, è poi tornato in azione nei sequel Il cavaliere oscuro e Il cavaliere oscuro – Il ritorno, rispettivamente datati 2008 e 2012 e mirati a conferire ancor più realismo – salvo qualche obbligatoria licenza dettata dalla spettacolarità e dalla necessita di clima fantastico da fumetto – all’epopea batmaniana.
Infatti, se nel primo dei due, al di là dell’Harvey Dent/Due facce di Aaron Eckhart, avevamo la versione ancor più sporca e cattiva del Joker regalataci dal compianto Heath Ledger (premiato con un Oscar postumo) in un contesto da lurido poliziesco degli anni Settanta dichiaratamente ispirato a Heat – La sfida di Michael Mann e con l’intento di riflettere sulla differenza tra eroi e giustizieri in un mondo spietato in cui l’unica moralità è il caso, nel secondo fu il Bane di Tom Hardy a fare da allegorica rappresentazione umana della pericolosità dell’anarchia. Man mano che la Gotham City distrutta dalle bombe e la situazione del campo di football rinnovavano il già citato timore nei confronti del terrorismo e che Anne Hathaway faceva il suo ingresso da Catwoman.
Chiudendo una trilogia dopo cui la creazione di Bob Kane è tornata sullo schermo esclusivamente nei sopra menzionati lavori di Ayer e Snyder e in LEGO Batman – Il film; nell’attesa che si concretizzi l'annunciato The Batman, che doveva inizialmente essere diretto da Affleck, poi rimpiazzato dal Matt Reeves autore di Cloverfield e The war - Il pianeta delle scimmie... ma solo dopo l’arrivo in sala di Justice League, previsto per il Novembre 2017.