Il Cinema e la Giornata della Memoria 2017
Il 27 Gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60esima Armata del Maresciallo Ivan Konev varcavano i cancelli di Auschwitz, il più grande dei campi di concentramento costruiti dai nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Costringendo ad aprire gli occhi a un mondo che non aveva visto, o pur vedendo aveva taciuto, la realtà si presentò con tutto il suo pesante carico di orrore: l’immane tragedia era stata svelata. Quel grido di dolore che straziò l’intera Terra, portando ogni uomo, donna e bambino a urlare Mai più, riecheggia ancora oggi in tutti gli angoli del Pianeta come un’invocazione di speranza.
6 milioni di ebrei sterminati. Circa 300.000, tra Rom e Sinti, trucidati. Oltre 250.000 disabili, fisici e mentali, eliminati in nome dell’osannata perfezione hitleriana. Migliaia di omosessuali e oppositori politici uccisi. Fredde cifre tragicamente approssimative queste, ma dietro ai numeri, e non solo quelli marchiati a vivo sulla carne dei prigionieri, c'è il volto di milioni di persone che, prima della morte, hanno subito indicibili umiliazioni da parte di uomini che di umano avevano soltanto le sembianze. La Giornata della Memoria, che si celebra ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto - oggi purtroppo da qualcuno vergognosamente negato - è necessaria proprio perché nessuno possa mai dimenticare di quali atrocità sia stato capace l'uomo verso il proprio simile.
Nell’Europa nata dall’esperienza traumatica della Shoah vi fu l’urgenza di sancire costituzionalmente quei diritti così duramente calpestati durante la guerra, tanto che anche l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ritenne indispensabile promulgare La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: Articolo 1 - Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Articolo 2 - Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Valori, questi, che appaiono oggi affievoliti e a grave rischio: un serio motivo per non permettere che la Memoria venga mai minata, né tantomeno cancellata.
Molte sono le manifestazioni che nella settimana tra il 23 e il 31 Gennaio celebrano la ricorrenza del “Giorno della Memoria”, e la Settima arte, da sempre attenta a mantenere vivo il ricordo di quella buia epoca storica, non poteva di certo mancare all’appuntamento. A differenza degli anni passati, i cinque titoli che troveremo oggi nelle sale raccontano storie realmente accadute, vicende che mostrano aspetti fino ad ora poco rappresentati sul grande schermo.
Nebbia in Agosto, di Kai Vessel. Tratto dall’omonimo romanzo di Robert Domes, questo lavoro assume una valenza particolare perché narra la pagina dolorosa, e purtroppo poco conosciuta, di quell'abominevole periodo in cui, a causa del programma denominato Aktion 4 o anche “morte pietosa”, insieme a Ernst Lossa, un vivace ragazzino tedesco di etnia Jenisch, persero la vita altri 5000 bambini. Quale era la loro colpa? Quella di essere psichicamente o fisicamente infermi, e dunque, secondo le teorie eugenetiche hitleriane, vite non degne di essere vissute. Il tema della ‘Psichiatria sotto il Nazionalsocialismo’ è stato per molti decenni un vero tabù, e il fatto che quasi nessun regista abbia affrontato l’argomento la dice lunga sulle difficoltà che questo comporta.
Il viaggio di Fanny, di Lola Doillon. E' una storia sull'infanzia negata, dove, per i giochi spensierati tra bambini, non v'è più spazio. Fanny, una ragazzina ebrea di dodici anni, con le sorelline e altri coetanei è costretta a fuggire dalla Francia occupata dai nazisti per raggiungere la Svizzera. La regista francese ha portato al cinema parte della vita di Fanny Ben-Ami, una signora ormai ottantaseienne che vive oggi a Tel Aviv. Un viaggio di amicizia e speranza, messo magnificamente in scena, che si rivela molto importante. Grazie allo sguardo dei bambini la Doillon riesce infatti a far sapere ai più giovani ciò che accadde in passato, e che, in un domani, potrebbe nuovamente verificarsi: non è dimenticando il passato che si aiuta a migliorare il futuro!
Austerlitz, di Sergei Loznitsa. E' un documentario che invita a riflettere sul fenomeno del turismo di massa nei luoghi dello sterminio. Girato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, a tre ore da Berlino, il cineasta bielorusso mostra il continuo viavai di persone davanti ai forni crematori e alle camere a gas. Questo sciame di gente sorridente, intenta a farsi immortalare da una foto di fronte al cancello con la scritta Arbeit macht frei - il lavoro rende liberi-, mostra la totale assenza di pietas, l’arida strada che l’umanità sta prendendo. Da vedere, far vedere e rivedere.
Maestro, di Alexandre Valenti. E' il racconto documentato di una storia vera e straordinaria, quella di Francesco Lotoro, un 49enne pianista di Barletta che da oltre vent’anni si dedica alla ricerca, raccolta ed esecuzione di brani musicali composti dagli internati nei lager nazisti. Note scritte in condizioni disperate, su ritagli di stoffa o pezzetti di iuta, musica che è riuscita a sopravvivere alla morte di chi, per rendere più umana la più disumana delle situazioni, l'ha potuta suonare soltanto nella propria mente. Da Barletta ad Auschwitz, Praga, Berlino e Gerusalemme, Lotoro continua la sua instancabile caccia a quei pentagrammi nascosti in vecchie soffitte o colorati mercatini. Imperdibile.
A German Life è un documentario realizzato da un collettivo di registi tedeschi che, tra il 2012 e il 2016, intervistarono Brunhilde Pomsel, impiegata come segretaria, dal 1942 fino alla fine della guerra, presso il Ministero della Propaganda guidato da Joseph Goebbels. Davanti al freddo occhio della cinepresa la Pomsel ammette le sue colpe, ma solo a patto che vengano condivise con la Germania intera. Una testimonianza asciutta, apparentemente priva di rimorsi, che fa meditare sulle responsabilità individuali che ognuno è disposto ad accettare o, nel peggiore dei casi, a declinare.
Questi dunque i titoli nelle sale, a sottolineare che al ricordo non deve esservi mai fine. Oltre ai film in uscita, segnaliamo anche un’interessante rassegna di incontri a tema - che si svolgerà presso La Casa della Memoria di Roma a partire dal 26 Gennaio - sviluppati partendo dalla visione di scene, ed extra, di 5 lavori distribuiti in home video da CG Entertainment: Una Volta nella Vita, di Marie-Castille Mention-Schaar; Il Figlio di Saul, film premio Oscar 2016 di László Nemes; Il Labirinto del Silenzio, di Giulio Ricciarelli; The Eichmann Show - Il Processo del Secolo, di Paul Andrew Williams; Pecore in erba, di Alberto Caviglia. Lo scopo di Cinque declinazioni della Shoah, questo il nome della kermesse, sarà quello di creare, attraverso il linguaggio cinematografico, un nuovo momento di riflessione comune sui materiali storici e umani di cui è fatta oggi la ‘Memoria’. Altro appuntamento da non mancare è quello proposto da "Cinema Verità", piattaforma di streaming gratuito dedicata alla condivisione e fruizione di lungometraggi, corti e documentari. Il nuovo canale verrà infatti inaugurato e lanciato il 27 Gennaio con la visione del docu-film, Volevo solo vivere di Mimmo Calopresti, presentato fuori concorso al 59esimo Festival di Cannes.
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, Primo Levi. Perché il Cinema serve anche a questo: a far conoscere il necessario.