Fiuggi Film Festival 2016
Nel 2008, quando venne fondato dal medico e pediatra – nonché membro di spicco del Movimento per la Vita – Gianni Astrei, tragicamente scomparso poco dopo, si chiamava Fiuggi Family Festival, in quanto kermesse formato famiglia dedicata al meglio della produzione televisiva e cinematografica mondiale per ragazzi.
Assunto nel corso degli anni il nome di Fiuggi Film Festival, l’appuntamento cinematografico annuale che risiede nella solare località termale del Lazio è giunto nel 2016 alla sua nona edizione, svoltasi dal 24 al 30 Luglio sotto la direzione di Angelo Astrei, figlio del citato fondatore.
Appuntamento rivelatosi, come di consueto, ricco di sorprese e novità, con in concorso ben sette lungometraggi del tutto inediti in Italia e giudicati dalla giuria ufficiale presieduta da Caterina d’Amico (presidente dell’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico e della scuola Nazionale di Cinema) e composta da Carlo Brancaleoni (dirigente Produzione Film di Esordio e Sperimentali Rai Cinema), Luciano Sovena (presidente della Fondazione Roma Lazio Film Commission), Simone Isola (regista e produttore di Kimerafilm) e Loreta Gandolfi (curatrice del Cambridge Film Festival).
Vincitori...
Giuria che, nel corso della serata conclusiva presentata da Anna Cappella e aperta da un lungo applauso in memoria della attrice comica Anna Marchesini, ha deciso di premiare ex aequo il belga Keeper di Guillaume Senez e la co-produzione tra Perù, Argentina e Colombia Magallanes di Salvador Del Solar, con la seguente motivazione: “In entrambi i film viene affrontato e approfondito il tema della responsabilità individuale attraverso personaggi e percorsi narrativi molto diversi ma egualmente efficaci nel comunicare grandi emozioni e stimolare riflessioni preziose”.
Il primo è una sorta di derivato del molto più conosciuto Juno di Jason Reitman, il secondo si concentra sull’individuo del titolo, attendente di un colonnello in pensione sotto i cui ordini aveva già militato ad Ayacucho negli anni Settanta, durante i tentativi del governo peruviano di sedare la guerriglia terrorista del movimento “El sendero luminoso”.
Man mano che si apprende che un passato oscuro pesa su entrambi gli uomini e che un altro male compiuto a fin di bene sembra offrire un possibile riscatto; nel corso di circa un’ora e cinquanta di visione cui è stato attribuito anche il Premio della Giuria Giovani – composta da figure di età compresa tra i quindici e i venticinque anni provenienti da tutta Italia – e dei ragazzi di Arca Cinema Giovani.
Questi ultimi hanno così motivato la scelta: “Del Solar ha raccontato come il potere in tutte le sue declinazioni autoritarie si sia sempre macchiato di abusi rimasti impuniti. Il finale amaro ci dimostra come la voce dei deboli sia destinata a rimanere nel buio, mentre le colpe dei carnefici siano destinate ad essere cancellate con un colpo di spugna e dimenticate in una sorta di amnesia collettiva autoassolutoria”; i primi invece, hanno osservato: “Il film tratta in maniera efficace temi forti, di denuncia politico-sociale, avvalendosi di una sceneggiatura solida e della magistrale performance di un cast tecnico e artistico superlativo. L’opera si distingue per la pertinenza al tema scelto quest’anno dal festival Breaking Chains”.
…e vinti!
Presieduta da Paolo Piersanti, invece, la giuria dei giornalisti accreditati ha scelto quale vincitore il simpatico Coconut Hero del tedesco Florian Cossen: “…per la sua ironia, a tratti anche surreale, che riesce a scavare nel dolore dell’animo umano e, al tempo stesso, sottolineare l’importanza di apprezzare la vita in tutto ciò che ci offre, in quanto, in un solo istante, potrebbe svanire con le sue sofferenze, con le sue gioie e i lati positivi che la rendono migliore”.
Sono rimasti a bocca asciutta il soporifero cileno The memory of water di Matìas Bize, riguardante una coppia impegnata ad affrontare in due diversi modi la morte del proprio bambino annegato in piscina, il greco Cloudy Sunday di Manoussos Manoussakis, storia d’amore proibita – ma dal taglio un po’ troppo televisivo – tra un ragazzo cristiano e una ragazza ebrea durante l’occupazione tedesca di Tessalonica nel 1942, il tedesco The weather inside di Isabelle Stever e l’americano I was there di Jorge Valdés-Iga.
Quest’ultimo, tra l’altro, presente al festival come pure Manoussakis; insieme all’Emilio D’Alessandro che, autista personale del maestro della Settima arte Stanley Kubrick, è protagonista del documentario S is for Stanley di Alex Infascelli, passato in rassegna insieme a Non essere cattivo di Claudio Caligari, Pecore in erba di Alberto Caviglia, La trattativa di Sabina Guzzanti e Fiore di Claudio Giovannesi.
E, senza dimenticare l’apertura al mondo dei cortometraggi con l’istituzione di 111FFF, originale concorso internazionale aperto a tutti, senza limiti di età né di nazionalità, non sono mancati neppure un esclusivo concerto live dei Mokadelic (il gruppo post-rock autore della colonna sonora della serie tv Gomorra) e la presentazione di un nuovo progetto editoriale dal titolo Credits – Storie dai titoli di coda, magazine semestrale riguardante tutti coloro di cui non si parla mai, ma che, in realtà, lavorano alla realizzazione di film insieme ai registi.