Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Sitges: giorno 6
Non solo fantasmi, eroi spaziali e universi paralleli sugli schermi del 50° Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya, ma anche thriller, commedie nere e detective story. Tirando fuori gli scheletri dagli armadi, l’Ungheria ha presentato A Martfüi Rem (Strangled) di Arpàd Sopsits che aveva esordito nel 1989 con Shooting Gallery. Due ore per raccontare vicende avvenute dopo i fatti rivoluzionari del 1956, imperniate sulla ricerca di un serial killer di giovani donne in un piccolo paese noto soltanto per la sua fabbrica di scarpe. Il problema, oltre a quello degli omicidi, era rappresentato dalla nomenclatura del regime che non ammetteva errori nel suo operato. Quando si verificarono altri omicidi, parve chiaro a molti che da sette anni nel carcere di Martfüi era stato rinchiuso un innocente. Soltanto la nomina di un giovane detective portò alla riapertura del caso, ma nessuno volle cooperare col giovane e molti lo minacciarono. Il regista mette in evidenza funzionari preoccupati unicamente della propria carriera, un giovanotto deciso a portare a fondo il suo incarico e uno psicopatico che non violenta le sue vittime. Girato in larga parte con scene notturne dove il carnefice miete le sue vittime, il film si avvale di un ritmo narrativo sostenuto che in parte compensa la lunghezza del racconto.
Nella sezione ufficiale una commedia nera di novanta minuti, un esordio nel lungometraggio firmato da due spagnoli, Albert Pintò e Caye Casas. S’intitola Matar a Dios (Uccidere Dio) e si apre con uno strano personaggio, anziano, straccione e prepotente. In una casa isolata dove un marito geloso deride la moglie durante la preparazione del cenone di fine anno, e mentre aspettano la visita del padre e del fratello della donna, il vagabondo s’introduce nell’abitazione e occupa il bagno. Si manifesterà quando i quattro saranno a tavola, e con fare deciso affermerà di essere Dio, che l’umanità sta per estinguersi e che due dei quattro morranno prima dell’alba. Increduli dapprima, poi timorosi, i quattro pendono dalle labbra dello sconosciuto che servono con molto rispetto fino a quando un segno di debolezza provoca la rivolta e alcuni ferimenti. Bravi gli attori, Eduardo Antuña, Itziar Castro, Boris Ruiz, tanto che il pubblico ha riso molto durante mezz’ora. Poi il tono è cambiato e, pur navigando sulla falsariga della tragicommedia, i protagonisti sembrano seguire imbambolati il percorso tracciato dallo sconosciuto.
Sempre nella sezione ufficiale, ancora due firme per un film prodotto da Belgio e Francia: Laissez bronzer les cadavres (Che i cadaveri si abbronzino) di Hélène Cattet e Bruno Forzani. Gioco di massacro dove la confusione regna totale, si svolge in un paio di case diroccate su un promontorio davanti al Mediterraneo dove lo scrittore Bernier è ospite dell’artista Luce e di una banda di criminali. Dopo un furto di lingotti d’oro e dopo l’arrivo della famiglia di Bernier, un paio di poliziotti s’introducono tra le rovine e ha inizio uno scoppiettare di armi da fuoco, ferimenti e tradimenti in un continuo cambiamento di fronti dove non si sa più che è contro chi ma di pallottole vaganti ce ne sarà per tutti i novanta minuti della durata del film.
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