Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Sitges: giorno 5
Russo che ha studiato in California, Klim Shipenko è tornato in patria per girare un film, in concorso al 50° Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya, sui due astronauti sovietici, Vladimir Dzhanibekov e Viktor Savinykh, che riuscirono a mantenere in orbita la navetta spaziale Salyut – 7 destinata a schiantarsi sul nostro pianeta. Sulla scia di classici americani quali Apollo 13 o Gravity, il racconto si apre col ritorno in Terra di un astronauta accusato di una distrazione, e del suo allontanamento dalla ricerca spaziale. Cosa che permette al regista di descrivere quadri della sua vita familiare e di quella di altri cosmonauti, ma un guasto imprevisto alla navicella in orbita spinge il comandante della missione a richiamarlo in servizio perché ritiene che sia l’unico capace di sbrogliare la matassa. Niente obbliga l’ufficiale a tornare nello spazio che tuttavia accetta volentieri e parte con un collega per una missione impossibile che invece risolverà con successo. Salyut – 7 dura un paio d’ore e si svolge con la tensione di un thriller o di un western, mostrando inconvenienti e imprevisti di un’operazione di salvataggio con almeno quaranta minuti girati nello spazio a gravità zero.
Di spazio si parla anche nel film del maestro giapponese Kiyoshi Kurosawa, Sanpo suru shinryakusha (Prima di scomparire), ma di uno spazio dal quale giungono alieni che vorrebbero cancellare gli umani dal pianeta. E’ un film lungo, 131 minuti, ed è girato completamente in un contesto urbano. Il marito della giovane Narumi fa ritorno a casa dopo essere scomparso per qualche giorno. E’ cambiato. Non riconosce la porta di casa. E’ più gentile e più distaccato nei rapporti con la moglie che lo ritiene non del tutto in salute. Nello stesso tempo una famiglia viene assassinata. Indagando, un giornalista entra in contatto con un ragazzo che sostiene apertamente di essere un alieno venuto in Terra per capire come far sparire il genere umano. Nella psicosi generale di un’invasione dallo spazio, Narumi comincia a sospettare che suo marito sia un alieno. In una triangolazione tra la giovane donna e suo marito; il giornalista e due giovanissimi alieni; il ministro degli interni e i suoi agenti, Kurosawa quasi si diverte nel mostrare una popolazione preoccupata e disperata che si riversa negli ospedali, concludendo nel finale che un male imprevisto e incontrollabile spinge i cittadini a chiedersi cosa hanno e cosa non hanno e a che punto della propria vita si trovino.
Sempre rimanendo in Oriente, ma questa volta in mezzo a umani molto più spietati e più sadici degli alieni, incontriamo l’anteprima europea del film sudcoreano Mi-ok (Una signora speciale) dell’esordiente Lee An-kyu. Ragionevole la durata, 90 minuti, ma in quanto a violenze supera il già citato The Villainess (leggi qui). Hyun-jung è una splendida bionda, che sa di arti marziali e di armi. Prostituta all’origine, è ora ai vertici di un’organizzazione criminale, e conserva registrazioni di relazioni sessuali di personaggi importanti che la rendono inattaccabile. Quando però si viene a scoprire che durante la sua breve permanenza in carcere ha avuto un figlio, anche lei diventa vulnerabile. In primo piano il rapporto contrastato con l’avvocato della banda, Dae-sik, di collaborazione manageriale e criminale ma anche di sentimenti non condivisi perché lei lo respinge, e quello col padre del figlio, anche se i rapporti personali servono soltanto da traccia nella descrizione di efferati scontri quotidiani dove mettere il concorrente nel cemento o farlo sbranare dai cani è pratica comune. Da citare almeno la protagonista, Kim Hye-soo, che nel 2010 interpretò Home Sweet Home.
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