Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Sitges: giorno 3

ra in concorso alla Berlinale ed è stato inserito nella sezione ufficiale del 50° Festival Internacional de Cinema de Catalunya un film che sembra fare il verso a Quentin Tarantino. Have a nice Day (Abbia una bella giornata) di Liu Jian, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Nanchino, è un film d’animazione di 77 minuti. Il movimento delle immagini non è il suo pregio maggiore, ma la caratterizzazione dei personaggi, le atmosfere dei paesaggi urbani e il ritmo sostenuto nell’illustrazione di una contorta storia di assassini a contratto, gangster e sbandati, lasciano il segno. Non nuova la storia, ma ben congegnata nel raccontare il furto di un milione di yuan operato da un dilettante, scippato poi da personaggi incompetenti che non sanno che si tratta di denaro della malavita che interviene con altri metodi. Liu Jian, che nel 1910 aveva girato l’interessante Piercing 1, ha realizzato un film nero intriso di spunti divertenti che rende omaggio alle nuove tecnologie e che mostra un volto nuovo della Cina … capitalista!

  Dalla Cina all’Europa, due film che mettono a fuoco il conflitto padre figli attraverso vicende paranormali. Il danese Joachim Trier, formatosi alla England’s National Film School, e alla sua quarta regia, ha presentato Thelma, su un’adolescente che inizia studi di biologia all’università allontanandosi per la prima volta da casa e da un padre possessivo, medico e cattolico osservante. Un attacco epilettico durante una lezione spinge la ragazza a indagare sul suo passato, a scoprire la nonna, creduta morta, rinchiusa in un sanatorio, e a far emergere strani avvenimenti della sua infanzia, dalla scomparsa del fratellino in fasce all’incidente che ha costretto sua madre su una sedia a rotelle. Trasgressioni quali bere alcolici con altri studenti e l’attrazione per una collega di corso la spingono anche a mentire al padre che la controlla telefonicamente, poi il conflitto generazionale deflagra perché se da una parte si ha la sensazione che i genitori vogliano liberarsi della figlia che “alberga il male”, dall’altra, Thelma si rende conto di essere vittima di un’educazione repressiva. Interpretato da Eili Harboe, il film dura 116 minuti e sembra voler dimostrare in maniera tecnica le tesi sostenute.

  Dalla Polonia il regista Kuba Czekaj, che nel 2015 portò a Venezia il suo primo film, Baby Bump, ha presentato Kròlewicz Olch (The Erlprince) sul rapporto ambiguo madre figlio. Lui ha quindici anni, il padre è assente, la madre lo controlla in maniera ossessiva. Dotato di una mente prodigiosa, il ragazzo dovrebbe, secondo sua madre, partecipare e vincere un concorso, premio 10mila euro, nel quale spiegare come sia possibile la connessione tra universi paralleli mediante l’impiego della luce. Niente da fare: l’adolescente non ha alcuna intenzione di crescere, si sente in conflitto con la madre che ama, e sfugge alla realtà rifugiandosi in poemi che parlano del figlio del re degli elfi. Quando interviene il padre, che lavora al bioparco dando da mangiare ad animali feroci, e che non gode delle grazie della moglie, la faccenda si complica. Il ragazzo lascia a metà l’esposizione della sua tesi sulla connessione dei pianeti e scappa su un’auto che finirà galleggiando su un lago. Tre gli attori protagonisti: Stanislaw Cywka, Agnieszka Podsiadlik, Sebastian Lach nel film di 101 minuti ondeggiante tra i sogni dell’adolescente, accenni di musica heavy, e scontri quotidiani madre figlio tra risentimenti e segni di un adombrato incesto. Alcuni spettatori hanno lasciato la sala durante la prima mezz’ora di proiezione.   

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