Fantafestival: Roma è tornata ad immergersi nel terrore...
Accompagnata dalla zombie comedy Burying the ex (2014) di Joe Dante, si è tenuta Martedì 20 Luglio 2016, presso L’Isola del cinema sul Tevere, la cerimonia di premiazione della trentaseiesima edizione del Fantafestival di Roma diretto da Alberto Ravaglioli, ovvero il più longevo ed il più ricco di tradizione fra i festival italiani di genere fantastico.
Edizione la cui seconda parte prosegue fino al 24 Luglio, sempre sulle rive del fiume capitolino, con incontri e conferenze dedicati soprattutto al fenomeno televisivo e cinematografico di Star trek e della quale la prima si è svolta al Multisala Savoy, dove, dal 13 al 17, sono stati proiettati su due diversi schermi lungometraggi e cortometraggi in concorso (e non) provenienti da tutto il pianeta.
Argento e horror!
In occasione della presentazione del bizzarro Blood on Méliès' moon (2016), atteso ritorno dietro la macchina da presa per il Luigi Cozzi autore dei trash cult Scontri stellari oltre la terza dimensione (1978) e Paganini horror (1989), l’inaugurazione della manifestazione è spettata al maestro del thriller Dario Argento, il quale non ha dimenticato di dichiarare: “Ho seguito il Fantafestival da quando ha avuto inizio al cinema Clodio ed è stata una manifestazione in continua evoluzione, un'occasione molto interessante per conoscere film e incontrare persone! A Luigi mi lega un'antica amicizia che risale agli anni Settanta : ci siamo incontrati che eravamo entrambi giovani, io allora avevo realizzato un solo film. Lui è stato un mio aiuto regista e ha curato gli effetti speciali in molti miei film, è stata un'esperienza bellissima”.
Serata che ha vantato anche la presenza di Mariano Baino, autore dello short Never ever after (2004), proiettato dopo il film di Cozzi come pure l’australiano Inner demon (2015) di Ursula Dabrowsky, incentrato su una ragazza alle prese con uno spirito maligno in una fattoria isolata dove si è rifugiata per scapare a due serial killer.
Nella stessa giornata in cui gli spettatori hanno avuto modo di visionare la battuta di caccia turbata da una tribù di uomini delle nevi determinati a proteggere la propria terra in Valley of Sasquatch (2015) di John Portanova, proveniente dagli Stati Uniti come The dark tapes (2016) di Michael McQuown, tempestato di fantasmi, demoni e altre creature del mondo paranormale.
Italia da paura
Chiaramente, come sempre è stato concesso non poco spazio a titoli di produzione italiana, in quanto, al di là di Alienween (2016) di Federico Sfascia e di The blind king (2015) di Raffaele Picchio, non sono mancati il divertente Possessione demoniaca (2015) di Alessio Nencioni e il Catacomba (2016) che, diretto da Lorenzo Lepori, rende omaggio ai vecchi fumetti pornografici di carattere horror.
Senza contare il collettivo Sangue misto (2016), Safrom (2015), firmato dal Nicola Barnaba regista delle commedie Una cella in due (2011) e Ciao brother (2016), e My little sister (2016) di Maurizio e Roberto Del Piccolo.
Il primo è un curioso ma decisamente mediocre work in progress indipendente attraverso cui Isabella Noseda, Paolo Del Fiol, Davide Scovazzo, il già citato Lepori e Chiara Natalini affrontano ciascuno l’integrazione sociale di cinque diverse etnie in altrettante città dello stivale tricolore (nella versione definitiva saranno otto); tirando progressivamente in ballo Voodoo a Torino, mostruosità all’interno di un ristorante giapponese di Milano, una kebaberia di Genova piuttosto particolare (con partecipazione di Johnson Righeira completamente nudo!), vendette ultraterrene e prostitute con mortale sorpresa annessa in Toscana.
Il secondo, – con incluso nel cast l’Edoardo Margheriti figlio del compianto maestro della paura Antonio – si è rivelato tra i lavori migliori passati quest’anno in rassegna, sfoggiando una curata regia nel generare l’attesa nei confronti della scoperta di un’infezione zombesca da parte di una autostoppista e del tipo che le ha offerto un passaggio in automobile vedendola in difficoltà tra i boschi.
Il terzo, My little sister, ridicolo miscuglio in salsa slasher di situazioni proto-Venerdì 13 in cui agisce una sorta di ritardato mascherato alla Leatherface, si è assurdamente aggiudicato, invece, il premio per il Miglior Lungometraggio Italiano.
Orrori dal mondo
Premio assegnato da una giuria composta dal critico videoludico Marco Accordi Rickards, dal regista e curatore delle attività cinematografiche delle Biblioteche di Roma Maurizio Carrassi e dal giornalista Antonello Sarno, curatore per Canale 5 della trasmissione Supercinema.
Giuria che ha anche premiato gli short Varicella (2015) di Fulvio Risuleo e First Like (2016) di Alexander Rönnberg e il lungometraggio argentino Testigo Íntimo (2015) di Santiago Fernández Calvete, (Miglior Lungometraggio Straniero) riguardante due fratelli impegnati a sbarazzarsi del cadavere della donna che entrambi amavano e selezionato grazie alla collaborazione con Blood windows, festival di Buenos Aires.
Come anche il messicano Luna de miel (2015) di Diego Cohen, sorta di torture porn (con un dito aperto in maniera impressionante!) in cui un medico rapisce la propria vicina di casa per sottoporla ad un esperimento di condizionamento finalizzato a renderla sua, e la co-produzione tra Cile e Canada Downhill (2016) di Patricio Valladares, scombinata miscela di race mountain, pov, pseudo-morti viventi e violente sette.
E dal Canada sono arrivate anche le stripper vs zombies di Peelers (2016) di Sevé Schelenz e il palombaro assassino di Le scaphandrier (2015) di Alain Vézina; mentre Cat sick blues (2015) di Dave Jackson, dall’Australia, ha raccontato di nove vite umane da sacrificare per resuscitare un gatto.
Ma c’è stato spazio anche per il German angst (2015) dei tedeschi Jörge Buttgereit, Michal Kosakowski e Andreas Marschall, per lo sloveno Idila (2015) di Tomaž Gorki?, per l’esteticamente lodevole ma noiosissimo americano Shortwave (2016) di Ryan Gregory Phillips, per il mix di splatter e sexy succhiasangue proposto dallo spagnolo Vampyres (2015) di Víctor Matellano, remake di Ossessione carnale (1974) di José Ramón Larraz, e, infine, per il finlandese Lovemilla (2015) di Teemu Nikki, incredibile ed assurda storia d’amore.
Insomma, non è mancato nulla!