Ewan McGregor a Roma per presentare il suo film di debutto alla regia American Pastoral
Ewan McGregor, popolare attore scozzese protagonista di numerose pellicole di successo tra cui l'indimenticato Trainspotting (si attende per il 2017 il sequel), debutta alla regia trasponendo per il cinema un’opera letteraria. Si tratta di American Pastoral di Philip Roth, capolavoro della letteratura americana che regalò al suo autore il premio Pulitzer nel 1997. A Roma, accompagnato dalla bellissima attrice e coprotagonista Jannifer Connelly per presentare questa sua ‘impresa’, McGregor – che nel film oltre a dirigere veste anche i panni del protagonista Seymour “Lo Svedese” Levov, ci ha raccontato di come questa esperienza gli abbia letteralmente cambiato la vita, rendendolo più adulto e maturo, e di come, prestato per una volta al dietro le quinte, abbia scoperto un mondo completamente diverso da quello che generalmente vede e vive l’attore.
Il progetto
Si è trattata per me di un’esperienza determinante che volevo fare da tanti anni, un’esperienza che mi ha radicalmente cambiato, e che mi ha fatto diventare “più adulto e maturo”. Io non ho avevo letto il libro di Roth prima di dedicarmi al film, ma quando ho letto la sceneggiatura di John Romano adattata dal libro, me ne sono subito innamorato. In seguito ho avuto tantissime conversazioni creative con lo sceneggiatore e anche con tutto il comparto produttivo. Ho scoperto davvero cosa implichi e significhi il lavoro di regista, e tutto ciò che concerne il dietro le quinte, i dissidi o problemi produttivi. Tutte cose che in 25 anni di carriera da attore non avevo mai neanche immaginato.
Il mestiere d’attore tra esperienza e fantasia
McGregor: ogni volta che affronti un nuovo ruolo da attore ovviamente sai che dovrai attingere dalle tue esperienze e dalla tua immaginazione. Ovviamente a seconda dei casi prediligi l’una o l’altra via. Se devi interpretare un serial killer farai per forza di cose affidamento alla seconda. In questo caso, invece, essere padre mi ha senza dubbio influenzato per interpretare il difficile rapporto tra Seymour “Lo Svedese” Levov e sua figlia Merry.
Jannifer Connelly: Non credo che Dawn (moglie de Lo Svedese e madre di Merry) mi rappresenti come donna o come madre, ma il mio lavoro di attrice prevede di passare del tempo nei panni di un personaggio che non mi somiglia, costringendomi così a captare cose diverse da quello che normalmente sono, e provo
Ocean James, Hannah Nordberg, e Dakota Fanning nei panni di Merry
Quando abbiamo iniziato il film sapevamo di aver bisogno di tre attrici diverse che interpretassero Merry da piccola, da adolescente e da adulta. Già sapevamo che la Merry ‘adulta’ sarebbe stata Dakota Fanning e che quindi le altre due bambine avrebbero dovuto necessariamente assomigliare a Dakota. Abbiamo visionato tantissimi nastri, ma Ocean James è stata davvero sorprendente perché non solo riusciva a interpretare la parte, ma aveva anche la capacità di improvvisare, adattarsi alle nostre richieste.
Danny Boyle, il regista che ‘osserva’
Ho avuto la fortuna di lavorare per circa 25 anni con tutti grandi registi, e la verità è che tu prendi qualcosa da ognuno di loro. Lavorando come attore vedi ogni volta un modo diverso di approcciare la regia, e scopri che in fondo non c’è un modo sbagliato di fare il regista, anche se ci sono modi più o meno giusti a seconda delle circostanze. Danny Boyle mi ha davvero definito come attore perché ho lavorato con lui in ‘progressione’, e perché lui è uno di quei registi che hanno il dono speciale di osservarti davvero, vedere cosa fai, come ti muovi. Quando lavoravamo insieme, lui sapeva sempre cosa stavi facendo, ed è sempre bello sentirsi capiti. I bravi registi sanno che tutto sta nel saper rendere un’esperienza speciale, e di solito l’attore vive in una posizione privilegiata dalla quale può vedere e imparare da questi molti approcci diversi, apprendere dalle diverse personalità.
American Dream e politica oggi
Il film segue le atmosfere segnate dall’America del dopoguerra. E, soprattutto, inquadra la collisione che si viene a creare tra due generazioni differenti. Il sogno americano che si sgretola e che entra in rotta di collisione con la generazione dei figli, degli anni ’60, del Vietnam. Anche se nel film ci sono tematiche (come quella del razzismo o del terrorismo) che parlano anche della nostra epoca contemporanea, non era affatto nostra intenzione fare un film d’attualità. Si tratta di un romanzo straordinario che io ho letto solo dopo aver letto la brillante sceneggiatura di John Romano. E la storia di questo padre che cerca di proteggere e salvare con ogni mezzo la propria figlia mi ha davvero commosso fino alle lacrime.