Cosa mi vedo: facendo zapping tra canali TV e streaming
Siete dubbiosi?
Eccovi una selezione di cose da vedere.
Yellowstone (serie su Sky Atlantic)
Kevin Kostner torna al suo antico amore: i cowboys, ma poi l’aveva mai lasciato?
Declinato in maniere moderna, quindi con un favoloso ranch nel Montana, lo Yellowstone, mette in scena una famiglia lacerata dalla perdita della matriarca. In continua lotta con i vicini, si… gli indiani, questa volta ben più risoluti di quelli che ballavano con i lupi.
Le dinamiche familiari riecheggia Sons of Anarchy, seppur con minor crudezza. L’ambientazione è tutt’altra cosa, ma la difficoltà del vivere è sempre quella.
Ritmo lento, da cavallo, ma grande solidità e cuore.
Non succede, ma se succede… (fim su Amazon Prime Video)
Directly on video, come piace dire ora.
Charlize Theron, che riesce ancora a trovare ruoli a dispetto dell’età da crisi hollywooddiana, e Seth Rogen che spazia dal demenziale al romantico (lasciando sempre un piede nel demenziale, ci piace ricordare Zack & Miri e 50 e 50, recuprateli), inscenano la classica commedia romantica che potrebbe ricordare Ricatto d’Amore, per la diversità dei due “poli”, anche se siamo da tutt’altra parte.
Scorre, a dispetto di una durata atipica (sopra le due ore), e fa il suo lavoro egregiamente. Cero non sarà Un Giorno per Caso, ma può riscaldare una serata.
Modern Love (serie Amazon Prime Video)
Diciamolo subito, non ho superato il secondo episodio. Ogni storia è una tassello a se, quindi fruibile in modo del tutto autonomo, ergo volete riempiere 50 minuti della vostra giornata, o 2 unità di tempo come direbbe Will Freeman, è la scelta ideale.
Le storie sembra ricalcare del già visto, la sensazione costante è quella di trovarsi in un concentrato di già visto. Bravi attori, bella messa in scena, ma gli manca un po’ l’anima. Questo non significa che sia da buttare, richiede solo amanti dell’estemporaneo o chi è alla ricerca di un qualcosa che si chiuda.
Star Trek: Picard (serie Amazon Prime Video)
Leggete con il filtro “trekkie on”. Universo di Star Trek: Next Generation, forse la serie di maggior successo in assoluto dell’universo di Roddenberry. Picard è una serie sull’omonimo ammiraglio della Flotta Stellare, un uomo vecchio e stanco. Emarginato per la sua integrità scomoda a livello politico. Una riflessione sull’invecchiare, sul senso di inutilità e sulla necessità di restare sé stessi.
Star Trek è mutato negli anni seguendo il consiglio del Gattopardo “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Dove prima c’era mera avventura, è stata inserita la spettacolarizzazione, dove tutto era bianco e nero sono entrate le sfumature di grigio, dove prima la Federazione era l’immagine di un sogno di utopica pace. Ora c’è conflitto e politica.
Picard è tutto questo, presentato come un viaggio nel viale dei ricordi, dove a facce nuove si uniscono vecchi volti legati a cari ricordi.
Nostalgia canaglia.
Diamanti Grezzi (film Netflix)
E’ ufficiale devo aggiunge un film alla lista dei “da vedere” di Adam Sandler. Così sale a 5, su una sessantina. Per gli amanti delle curiosità sono: Ubriaco d’Amore, Reign Over Me, Spanglish, Funny People.
I fratelli Safdie sanno come usare gli attori, non c’è da discuterne. In Good Time avevao reso Robert Pattinson incredibilmente efficace qui danno a Sandler la possibilità di fare quello che sa fare meglio: parlare a rotta di collo e stare sopra le righe, ma dentro a un ring ben costruito.
Diamanti Grezzi è una di quelle storie di sottobosco, di vita anelata, di pochezza, ma allo stesso tempo di superficiale felicità che l’umanità metropolitana è costretta ad accettare.
Per apprezzare un Sandler diverso che ogni quinquennio si ricorda di poter essere attore e nn saltimbanco.
REVIVAL – Suits (serie – Netflix)
Gli orfani di Ally McBeal o di Boston Legal si erano ritrovati più o meno qui. Una serie che oramai sta volgendo al tramonto dopo l’uscita della Duchessa, ma Netflix ha tutte le prime stagioni (le finali su Sky), le migliori. Quelle in cui i due avvocati protagonisti sono effettivamente Batman e Robin, dove si cita continuamente la cultura pop e dove c’è un continuo florilegio di dialettica