Conferenza Stampa: Perfetti Sconosciuti

Perfetti Sconosciuti è un’opera interessante che ci vuol far riflettere, mostrando agli spettatori come siamo tutti più deboli da quando i cellulari sono diventati le “scatole nere” della nostra vita privata. 
In sede di conferenza stampa, Paolo Genovese ha presentato la sua ultima fatica insieme al cast del film, che comprende alcuni fra i migliori attori del Nuovo Cinema Italiano come Edoardo Leo, Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher. 
Il film distribuito dalla Medusa uscirà in 500 copie il prossimo 11 febbraio e già sembra che in Spagna, Francia, Germania e America meridionale si voglia girare un remake.

Ma qual è stata la genesi del progetto? «L’idea di raccontare la vita segreta delle persone: tutto quello che non confessiamo e che non possiamo confessare agli altri è apparsa subito molto interessante» confida il regista «Però,  non riuscivo a trovare un modo per raccontare tutto ciò. Oggi è difficile essere originali, pertanto dobbiamo uscire fuori dai soliti schemi precostituiti almeno nel modo di narrare una storia. Poi è venuta l’idea del cellulare. In realtà, il gioco di porre il telefonino sul tavolo all’origine era previsto soltanto come una sequenza facente parte del film. Poi abbiamo pensato “E se questo gioco continuasse per tutta la durata dell’opera e divenisse il protagonista stesso della storia che vogliamo raccontare?”. Alla fine, debbo ammettere che la sceneggiatura l’abbiamo scritta in pochissimo tempo, di getto, di pancia. Probabilmente perché avevamo trovato lo strumento fertile per raccontare il nostro presente». 

Perfetti sconosciuti mostra uno scenario sociale e antropologico che fino a neppure venti anni fa era inimmaginabile, giacché i nostri segreti più scabrosi rimanevano custoditi e ben protetti dentro la nostra mente. Al giorno d’oggi non è più così. Allorché prendiamo la decisione di confessarci con qualcuno o qualcosa, quello diventa il nostro tallone d’Achille e noi diventiamo irrimediabilmente più fragili. Come giustamente fa notare Genovese: «Non si tratta solo d’amori e di tradimenti, ma di tutto ciò che vogliamo nascondere. Per questo, posso dire che sì, diventiamo tutti più “frangibili” se i nostri misteri quotidiani vengono riposti dentro un unico oggetto tecnologico». 

Nella realtà, nessuno degli interpreti prenderebbe mai parte a un gioco simile, specie Anna Foglietta secondo la quale è del tutto scontato che così facendo si possa trovare qualche “scheletro nell’armadio”. Per lei si tratta di un mero pretesto «Per suggerire il messaggio di smetterla con la sublimazione di questi oggetti e iniziare a dirsi davvero le cose in faccia. Il problema è anche nell’atto della fruizione di chi legge un messaggio o un’email e lo interpreta a suo modo. È un film dove non si esce con una catarsi. Ci sarà una grande immedesimazione nel bene o nel male e vedersi rappresentati in questa maniera porterà la gente a riflettere e a fare un uso più consapevole di questo mezzo».

Similmente al teatro, in Perfetti Sconosciuti ritroviamo l’unità di luogo e di azione, grazie anche al fatto che il film sia stato girato pressoché completamente in sequenza. L’autore de Immaturi ammette che l’idea d’impostazione potrebbe sembrare a prima vista di tipo teatrale: «Ma quando ci accingevamo a scrivere non pensavamo affatto al teatro. L’idea era quella di tenere i personaggi ancorati al tavolo e di far sentire il pubblico l’ottavo commensale. Il posto a tavola di Lucilla, la nuova fidanzata di Peppe che non è presente alla cena, è stato lasciato vuoto apposta per far si che la gente si possa immedesimare meglio».

Si potrebbe ipotizzare che un cast così ben rodato da anni di amicizia reciproca si sia lasciato volentieri andare sul set a momenti di pura improvvisazione. Eppure, il commento di Edoardo Leo fa pensare quasi l’esatto opposto: «A volte abbiamo improvvisato, ma stavamo lavorando su un progetto che da subito si è dimostrato molto solido e con dei personaggi ben definiti. Grazie al fatto che giravamo il film in sequenza è avvenuto un fatto molto interessante: ci siamo liberati dall’ansia di un assurdo rispetto reciproco e ci siamo preoccupati solo di lavorare al meglio per il bene della pellicola, rinunciando anche a qualche battuta che magari non era funzionale».

In Perfetti Sconosciuti è innegabile ritrovare l’essenza stessa della famosa commedia all’italiana, quella di maestri indiscussi del nostro cinema come Mario Monicelli, Dino Risi e, in particolare, Ettore Scola, recentemente scomparso. 
Come ai tempi d’oro del genere, nella pellicola di Genovese è facile riscontrare come la commedia sia composta tanto dall’elemento del riso quanto da forti venature drammatiche, che sfiorano persino la tragedia. Il regista si augura che nel suo film ci sia tutto questo e sia giustamente calibrato, proprio come nei capolavori di Ettore Scola. 
Attualmente il mercato italiano presenta una grande o - per meglio dire - eccessiva offerta di commedie e film comici, tendendo a far confusione tra due cose che dovrebbero invece rimanere ben distinte. Questa tendenza non è sfuggita a Edoardo Leo: «Probabilmente per un lungo periodo di tempo ci siamo preoccupati troppo di fare una commedia o un film comico, dimenticandoci di fare dei buoni film che sono trasversali rispetto al genere. Spesso si sente dire in giro: “Le commedie in circolazione sono troppe…”, non sarebbero troppe se si pensasse di girarle bene. Dobbiamo proporre al produttore e al distributore dei progetti di livello». Dal canto suo gli fa eco Valerio Mastandrea riflettendo sul fatto che in Italia «Si pensa molto al pubblico e si cerca di studiare cosa può piacergli, dimenticando che poi anche il pubblico osserva attentamente ciò che gli viene proposto. Purtroppo, spesso si raffigura il pubblico come un cucciolo da prendere al canile, totalmente incapace di svolgere attivamente la propria funzione critica. Invece, è sbagliato e noi dobbiamo pensare esclusivamente a fare dei buoni film e non al box office».