Conferenza stampa: la mafia da ridere di Quel bravo ragazzo
“Ci tengo a precisare che io non volevo prendere in giro nessuno. L’intenzione, semplicemente, era quella di prendere questo personaggio per calarlo in un ambiente molto più grande di lui. Rispetto a quelli che faccio insieme a Maccio volevamo realizzare un film che fosse meno satirico e più di genere. Prima di girarlo, mi sono anche rivisto Oltre il giardino con Peter Sellers. Siamo partiti da un soggetto di un giovane che si chiama Ciro Zecca e, insieme a Gianluca Ansanelli, Andrea Agnello ed Enrico abbiamo poi scritto la sceneggiatura. Se lo considerate bello, di mio nel film c’è tutto, se, invece, lo trovate brutto, c’è zero”.
Fornito del suo consueto tono tutt’altro che propenso a farlo apparire serio, parla alla stampa romana il Luigi Luciano che, meglio conosciuto come Herbert Ballerina, arriva nei cinema il 17 Novembre 2016 con Quel bravo ragazzo di Enrico Lando, distribuito da Medusa, nonché suo primo lungometraggio da protagonista, dopo le avventure al fianco di Maccio Capatonda (all’anagrafe Marcello Macchia).
Un Maccio Capatonda che, presente nel film nel ruolo di un sacerdote, ammette di provare piacere nel realizzare cose satiriche intelligentemente comiche; ma soltanto dopo che il già citato Lando – senza nascondere di aver pensato a Johnny Stecchino durante la lavorazione e di trovare Herbert simile a Buster Keaton – racconta che la sequenza della riunione dei capi è stata la più difficile da girare, che l’amministratore delegato di Medusa Film Giampaolo Letta si dichiara contento di aver tenuto a battesimo Ballerina, in quanto l’idea ha immediatamente divertito lo staff, e che il produttore Marco Belardi precisa: “Ciro Zecca è un giovane sconosciuto che ha inviato in produzione questo soggetto poi sviluppato da Ansanelli e gli altri. Ci tengo a dirlo perché dicono sempre tutti che è difficile entrare a lavorare nel cinema e in determinate produzioni”.
Mentre, se da un lato Ninni Bruschetta riconosce che la leggerezza della comicità permette di arrivare più profondamente al messaggio, dall’altro Tony Sperandeo apprezza che il fenomeno della mafia venga affrontato attraverso l’ironia e rivela che non poteva esagerare più di tanto durante le riprese, in quanto il suo personaggio non doveva contrastare con quello del protagonista, il quale prosegue: “Abbiamo anche cercato di mettere un po’ di comicità nonsense nel film. La sequenza della roulette russa ci siamo divertiti molto a girarla. A me, comunque, piace molto il teatro napoletano di una volta, da Totò ai vari De Filippo, ma anche comici come Roberto Benigni, Renato Pozzetto e lo stesso Maccio. Il finale, inoltre, doveva prendere una piega più amorosa, ma, al di là del fatto che io non so fare le scene con le donne, ci sembrava eccessivamente buonista per uno spettacolo comico come questo”.
Piega amorosa che, ovviamente, avrebbe dovuto trovare al proprio centro la co-protagonista Daniela Virgilio, la quale non manca di osservare che Ballerina fa ironia con lo stesso candore dei bambini, tanto che non riesci mai a capire si fa o ci è; anticipando un Enrico Lo Verso che ammette di obbedire ai registi che non stima e di discutere con quelli che stima, perché con loro si può arrivare ad una soluzione.
E, se Ivo Avido alias Enrico Venti apprezza la maniera molto intelligente in cui il discorso mafia viene trattato da Ballerina, quest’ultimo conclude buffonescamente: “Se questo film va bene, lascio tutto e mi metto a cercare tartufi con il maiale”.