Conferenza stampa: Come diventare grandi nonostante i genitori
“Era una sfida non facile perché questo genere di film, in Italia, non esiste. Io ho iniziato a mettermi veramente in gioco quando Gennaro mi ha coinvolto continuamente sul progetto. Lui ha fatto tre sceneggiature e devo dire che nel suo modo di scrivere, nella sua poetica e nell’ironia ho ritrovato quel mix che, secondo me, era fortissimo per Disney, la quale, in realtà, aveva già portato una sorta di italianità in tutto il mondo con Pinocchio, ovvero uno dei primi film prodotti. Mi sono trovato subito nel vedere questi personaggi e i rapporti coi loro genitori. La produzione, poi, ha messo a disposizione un impianto non facile per il cinema italiano. Sono contento del risultato e la cosa che mi fa piacere è che al cinema non escono prodotti italiani di questo tipo”.
A parlare alla stampa romana è il milanese Luca Lucini – regista, tra l’altro, di Tre metri sopra il cielo e Amore, bugie e calcetto – in occasione dell’arrivo nelle sale cinematografiche del suo Come diventare grandi nonostante i genitori, previsto per il 24 Novembre 2016 e che, prodotto da The Walt Disney Company Italia e 3zero2, si costruisce su una sceneggiatura del zaloniano Gennaro Nunziante, il quale dichiara: “Questa è stata un’esperienza bellissima perché era per loro, per questi ragazzi. La cosa che più mi divertiva era pasticciare un po’ questo marchio Disney, che arriva sempre tutto sofisticato nelle nostre case, tutti americani, e mi sono divertito a buttare dentro una serie di ingredienti maggiormente appartenenti all’Europa, dal senso ai ragionamenti sulle cose. E si è lavorato anche con i sentimenti, perché nel cinema italiano si tende sempre a nasconderli, ma, essendo io padre di tre ragazzi, mi divertiva anche il mettermi a nudo con loro e, forse, questa è la parte più bella. I ragazzi dovevano essere completamente eliminati sul piano dell’eccesso di caratterizzazione e dovevano venire a fare le persone reali, vere. In questo vi è stato l’incontro tra Disney e l’Italia: l’America mette i soldi, l’Italia le idee”.
Perché, tutti concordi con il fatto che, come suggerito dal lungometraggio, i “no” aiutano molto a crescere, sono i giovanissimi Federico Russo, Emanuele Misuraca, Saul Nanni, Chiara Primavesi ed Eleonora Gaggero i protagonisti alle prese con un concorso scolastico nazionale per gruppi musicali, la cui severa preside possiede i connotati di una Margherita Buy che osserva: “Volevo vedere questo mondo Disney, avendo vissuto gli ultimi dodici anni della mia vita attaccata a Disney Channel, perché mia figlia ne è stata una assidua spettatrice. Poi, interpreto questa preside veramente cattiva e il discorso del ‘no’ è molto interessante. Io ne ho avuti pure troppi, infatti a mia figlia dico tanti ‘sì’, però lo trovo un discorso molto giusto”.
Elemento femminile che, oltretutto, nel cast fa il paio con una Giovanna Mezzogiorno moglie di Matthew Modine, la quale interviene: “Mi è piaciuta l’idea di fare un film leggero, anche se la storia peculiare mia e di Matthew è un po’ più malinconica rispetto al resto di quanto raccontato. Con Luca siamo stati subito d’accordo di farne un personaggio triste, ho cercato di renderlo tenero, che tiene un po’ su questo marito, il quale fa molta più fatica ad uscire dal dramma. Poi, mi affascina molto il mondo degli adolescenti, che io non sono a conoscenza, perché conosco bene quello dei bambini e un po’ quello degli adulti. Sul set c’era una bellissima atmosfera grazie anche alla freschezza e alla grinta che portano loro. Fanno tenerezza perché da un lato i ragazzi di oggi sono molto più avanti rispetto a come ero io, che non avevo un cellulare e neppure i social network, dall’altro, invece, sono ancora bambini. La tecnologia ha creato un oceano di differenza tra quello che ero io a vent’anni e cosa sono loro oggi”.
Prima che il produttore Piero Crispino spieghi che non hanno voluto giocare facile limitandosi a realizzare una versione cinematografica della situation comedy Alex & co, ma che era loro intenzione concepire un film per tutti, che all’inizio sembra per bambini e diventa per adulti durante la parte finale. Un film per scrivere il quale, appunto, ha pensato immediatamente di chiamare Nunziante, da lui considerato uno dei più grandi sceneggiatori italiani e che conclude: “Questa storia è nata da una mia personalissima esigenza del rapporto con i nostri ragazzi. L’elemento che ha scatenato tutto è stata un’esperienza drammatica, perché lo scorso anno ho perso lo scrittore di Perugia Marco Rufini, il quale, per venticinque anni, è stato il mio più grande amico, pur vedendoci poco perché vivevamo distanti. Mi ha sempre massacrato e solo quando è venuto a mancare ho capito cosa è l’amicizia, che un amico è colui che ti ha voluto così bene da non nasconderti mai nulla. Quindi, questo film l’ho scritto dedicandolo proprio a lui”.