35° Jerusalem Film Festival: Day 3
Ha studiato in Francia e negli Usa la quarantaduenne iraniana Sadaf Foroughi che nella sezione Esordi del 35. Jerusalem Film Festival ha presentato Ava, film di 103 minuti, in catalogo anche al Toronto IFF e al Tribeca di New York. Ai nostri giorni a Teheran, Ava è un’adolescente che frequenta un liceo scientifico e che prende lezioni di violino. Ha un’amica del cuore con la quale si confida. Parlano di simpatie per ragazzi, che stando alle regole dell’istituto, e molto probabilmente della società iraniana, non possono avvicinare se non accompagnate da adulti. Inoltre, il comportamento invadente e repressivo della madre, che vorrebbe cancellare le lezioni di violino affinché Ava si concentri sullo studio delle materie scientifiche, provoca scintille di ribellione. Per lei, infatti, la musica è molto più importante.
La brutale intromissione della madre nelle relazioni dell’adolescente provoca un terremoto. Ne subisce le conseguenze l’amica e la stessa Ava che in un atto di disperazione si ferisce a una mano. La direttrice dell’istituto, fondamentalista osservante, considera quell’atto nocivo per la scuola e decide di espellere l’allieva. Il padre di Ava, pacato e pragmatico, tenta di rasserenare l’ambiente, ma è boicottato dall’intervento isterico della moglie. Alle radici del suo comportamento il fatto di essere stata messa incinta prima del matrimonio e il timore che possa accadere anche alla figlia. E l’averlo rivelato ad Ava in un momento di nervosismo ne ha provocato la ribellione.
Interpretato da Mahour Jabbari, Bahar Nouhian, Leili Rashidi, il film mostra una società più repressiva che severa espressa non tanto mediante l’applicazione ferrea di leggi e regolamenti, quanto attraverso le sensibilità dilaniate di vittime di quelle leggi.
Poi, volendo scendere all’inferno, troviamo l’ultimo degli uomini, il ventiduenne protagonista del film Sauvage, (Selvaggio), del francese Camille Vidal-Naquet, proveniente dalla Semaine de la Critique di Cannes. Sorta di figlio di nessuno, senza dimora e senza futuro, Leo si vende per strada che è anche la sua casa. Passa da un uomo all’altro: gay, etero, giovani e vecchi, fino a quando, aiutato da un “collega” più esperto gli si affeziona. L’altro, ex pugile, ha un piano preciso: accoppiarsi con un anziano, solo e benestante, e farsi mantenere. Ci riesce. Parte per la Spagna e lascia Leo nuovamente indifeso. Il giovane soffre d’asma e ha un principio di tubercolosi. Incapace di risolvere i suoi problemi, sempre più solo e maltrattato, rischia di lasciarci la pelle. Senonché viene salvato da un imprenditore residente in Canada che lo fa curare e che gli chiede di partire con lui. Leo crede di toccare il cielo con un dito, ma il richiamo della strada è più forte della felicità.
Film senza veli dove viene messa a nudo la solitudine di tanti perdenti e dove le vicissitudini di personaggi miserabili, invisibili ai più, vengono illustrate con coraggio e con misura senza indugiare su visioni voyeuristiche, Sauvage dura 97 minuti ed è interpretato da Félix Maritaud, Eric Bernard, Nicolas Dibla, attori che hanno richiesto al regista una ricerca di tre anni.
Nato in Georgia, Roman Shumunov è vissuto in Russia fino al 2001, anno nel quale è emigrato a Israele. Diplomatosi nel 2008, è un affermato documentarista che esordisce ora col lungometraggio di finzione Here and Now (Qui e adesso). Quattro amici nella periferia di Ashod stanno mettendo su una banda hip hop per partecipare a un Festival che potrebbe permettergli di uscire dall’anonimato. Andrei, tuttavia, col padre ricoverato in ospedale, un’ipoteca sulla casa e l’attenzione alla sorellina, si dibatte tra il lavoro al porto e le prove musicali. Quando non riesce a far quadrare i conti si rivolge a un amico che lo presenta a persone poco affidabili che gli permettono di saldare il debito con la banca, ma diventerà ricattabile.
Inquadrato come dramma sociale di quattro giovani russi che non riescono a integrarsi nella realtà israeliana, il film mostra incontri e scontri con le autorità, litigi e incomprensioni tra i quattro amici e, in particolare, la brutale presenza della polizia. Dura 87 minuti, si avvale della musica della IZREAL Band e dell’interpretazione di Vlad Dubinsky, Mishel Vinberg, Zura Kartvelishvili, Renat Hasanov, Eduard Hmelnitsky.
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