“Rimetta… a posto… la candela!” - Addio a Gene Wilder
Jerome Silberman si era ormai allontanato dalle scene da una decina d’anni, complice anche l’Alzheimer. Ci lascia ottantatreenne con ricordi indelebili di un cinema ormai lontano, ma non per questo meno efficace. Un cinema dove contava non solo l’immagine, e lui ne aveva da vendere, ma la scrittura e in questo, forse, era più bravo che come attore.
Gene Wilder resta scolpito nelle menti di tutti per il suo Dr. Frankenstein o per il Willy Wonka (poi ripreso da Depp) della Fabbrica di Cioccolato, ma diciamocelo è stato molto, molto di più.
Ha spaziato dal teatro al cinema fino al piccolo schermo, sia come attore che come sceneggiatore. Suo il merito di aver lanciato Martin Feldman, altra icona dall’umorismo a cavallo tra i ‘70 e gli ‘80.
Noto seduttore, ebbe 4 mogli: l’attrice Mary Mercier, Mary Joan Schutz (di cui adottò la figlia), la comica Gilda Radner (morta prematuramente di cancro) e la costumista Karen Boyer.
La sua carriera inizia a teatro. Nel 63’, calcando i palcoscenici teatrali, conosce Anne Bancroft, cosa che sarebbe di poco conto, se non fosse che il di lei futuro marito è Mel Brooks, l’uomo con cui avvierà un sodalizio che ci regalerà capolavori indimenticabili: Per favore non toccate le vecchiette (nomination all’Oscar come attore non protagonista), Mezzogiorno e mezzo di fuoco, Frankenstein Junior (nomination per la miglior sceneggiatura non originale)
L’altro grande sodalizo sarà con Richard Pryror: Wagon-lits con omicidi, Nessuno ci può fermare, Non guardarmi non ti sento e Non dirmelo… non ci credo (con un Pryor già preda della malattia che lo condurrà alla morte), ma non divennero mai amici fuori dal set anche perché Pryor era nel vortice della cocaina, cosa che non andava assolutamente a genio a Wilder.
Il Wilder sceneggiatore e regista produrrà quattro film: Il fratello più furbo di Sherlock Holmes, Il più grande amatore del mondo (rivisitazione dello Sceicco bianco e immenso flop), La signora in rosso e Luna di miele stregata. Se vogliamo tutti abbastanza mediocri ad eccezione del primo.
Il 2002 sarà l’ultima grande apparizione di Wilder, anche se sul piccolo schermo, nella sit-com “Will & Grace” nel ruolo di Mr. Stein, per il quale vincerà un Emmy, unico grande premio per un attore che benché abbia vissuto alti e bassi ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema.
Amava dire di aver scelto il nome d’arte di Gene Wilder (Wilder in omaggio all’autore Thornton Wilder) perché non avrebbe mai potuto immaginare un Jerry Silberman nel cartellone dell’Amleto, anche se in effetti anche un Gene Wilder non suonava benissimo. Chissà che nome darà ora ai cancelli del cielo.