Impressioni dal Festival di Sitges - Day 6
Impossibile vedere tutti i film in concorso al 49° Festival Internacional de Cinema de Catalunya: 30 nella sezione Oficial Fantàstic e 17 nello speciale Oficial Fantàstic. Privilegiando le proiezioni dell’Auditori da citare Desierto (Deserto) di Jonàs Cuaròn, figlio di Alfonso col quale aveva collaborato alla sceneggiatura di Gravity. Interpretato da Gael Garcia Bernal e Jeffrey Dean Morgan, il film sembra impostare il problema dei messicani che tentano di attraversare illegalmente il confine con gli Usa per trasformarsi poi in un thriller che ricorda La pericolosa partita (1932) di Irving Pichel ed Ernest B. Schoedsack. Si apre con un vecchio furgoncino che si guasta a pochi chilometri dalla frontiera e che obbliga una dozzina di emigranti a continuare a piedi. Un ranger statunitense non vi presta molta attenzione, ma un cowboy in fuoristrada, armato di fucile di precisione e di un cane, decide di difendere la “sua terra” e si apposta su una collina per un tiro al bersaglio sugli intrusi. Uccide i primi otto che ne precedono quattro rimasti indietro e crede di averli eliminati tutti. Il cane, però, fiuta altre presenze, e lui riprende la caccia. E qui spunta il thriller perché i fuggitivi hanno assistito al massacro e fuggono sulle colline inseguiti da un cane feroce e dal “giustiziere” che deve continuare a piedi. 95 minuti di suspense assicurato per scoprire chi resterà in vita, con la concessione di qualche stratagemma che ravviva la caccia, ma la sensazione è quella di un videogioco su grande schermo.
Crimini altrettanto efferati, ma commessi secondo errate convinzioni religiose, sono illustrati nel film indiano Psycho Raman di Anurag Kashyap ispirato dalla figura di Raman Raghav, assassino seriale degli anni Sessanta, che terrorizzò l’India con una scia di morti. Ambientato ai nostri giorni a Mumbai, il film mostra un disadattato che uccide perché si sente chiamato per uccidere. Ha deciso di chiamarsi Rammana e trascrive puntualmente su un taccuino nomi e date delle esecuzioni. La sua vita ha una svolta quando osserva un poliziotto cocainomane che elimina a sangue freddo una persona indifesa. Lo interpreta come un completamento di sé stesso, uno che fa valere la giustizia terrena, controparte della sua giustizia “divina”. E lo segue disseminando cadaveri sulla sua strada e ingaggiando una sorta di caccia gatto topo. Quando decide di aver compiuto la sua missione si costituisce e chiede un confronto con l’agente per spiegargli le ragioni dei suoi omicidi e dimostrargli che lui invece uccide senza motivo o per tornaconto. Interpretato in maniera brillante da Nawazzudin Siddiqui e Vicky Kaushal, il film è suddiviso in otto capitoli e dura 128 minuti. Sorta di detective story dagli spunti realistici, si avvale di una narrazione serrata, di personaggi ben definiti e di un ininterrotto filo conduttore, la lucida follia del protagonista.
Nella sezione speciale anche il film di Werner Herzog, Salt and Fire (Sale e fuoco) del quale si potrebbe scrivere: intenzioni eccellenti, film onesto. Per denunciare i guasti all’ecosistema, il regista narra di una delegazione dell’Onu che sbarca in America latina per raccogliere dati su malformazioni geologiche. Sequestrata all’aeroporto, la scienziata a capo della delegazione viene trasportata su una collina in mezzo a un deserto di sale e lasciata a meditare per alcuni giorni in compagnia di due bambini ciechi. Quando verrà ricondotta all’aeroporto, il fuorilegge che l’ha sequestrata le dirà di averle voluto far sperimentare il disastro ecologico, cosa molto più importante delle cifre che lei voleva raccogliere incontrando i rappresentanti del governo. Girato in Bolivia e interpretato da Veronica Ferres e Michael Shannon, il film è più un monito che un racconto, servito da splendide immagini di una natura ferita.
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