Impressioni dal Festival di Sitges - Day 3
Un’anteprima europea e un’anteprima mondiale al 49° Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya.
The autopsy of Jane Doe (L’autopsia di Jane Doe) del norvegese André Øvredal è in concorso a Sitges dopo il Festival di Toronto. Con studi a Santa Barbara e dopo il successo del 2010 col film Troll Hunter (Il cacciatore di Troll), Øvredal è tornato negli States per girare un thriller di 99 minuti. E suspense assicurata sulla scommessa di narrare per filo e per segno un’autopsia.
Tommy e Austin Tilden, padre e figlio, gestiscono una morgue e un crematorio in Virginia. La radio annuncia una tempesta senza precedenti quando l’agente Burke porta il cadavere di una ragazza scoperto intatto nella cantina di una famiglia brutalmente massacrata. Il cadavere non presenta ferite ne ematomi. Sorpresi e incuriositi da una morte incomprensibile scoprono che alla ragazza è stata mozzata la lingua e che le ossa dei polsi e delle caviglie sono rotte pur non presentando segni esterni di violenza. Le sorprese aumentano sezionando il corpo. Emergono infatti oggetti che suggeriscono pratiche di magia nera, ma il lavoro si blocca causa la tormenta che ha fatto saltare il circuito elettrico. Nel buio totale e isolati dalla tempesta che ha divelto alberi e bloccato le uscite i due ricercatori diventano prede della paura. Interpretato da Brian Cox ed Emile Hirsch, il film si presenta come un viaggio senza ritorno verso il mistero e verso l’ignoto sostenuto da qualche spunto umoristico.
Prima mondiale invece per Museum (Museo) di Keishi Otomo che uscirà a Tokyo in novembre. Presentato con foga ed entusiasmo dal regista, 50 anni e autore di serie televisive, il film è un thriller di 132 minuti pieni di suspense. Tratto dal brillante manga di Ryousuke Tomoe, il film parla degli efferati ed elaborati crimini di un assassino seriale che opera nascondendosi dietro una maschera di rana. Sulle sue tracce il giovane ispettore Sawamura che non sa di essere nel mirino del killer, il quale ha deciso di non ucciderlo ma di riempire di cadaveri i suoi passi. E non sa che controlla lui, la moglie e la figlia all’interno di un misterioso disegno. Sa invece, come sanno anche i suoi colleghi, che l’assassino si ritiene un artista e che sembra uccidere per vendicarsi a causa di riconoscimenti mai ottenuti. In uno scontro col killer, Sawamura perde un giovane collega e viene escluso dal caso, ma lui non demorde: scopre una pista e finisce nel covo del killer dove l’aspettano sofferenze e guai senza fine. Splendidamente interpretato da Shun Oguri, il film che è stato accolto da calorosi applausi si chiude con una sorpresa.
Nuovo anche Safe Neighborhood (Quartiere sicuro) di Chris Peckover che uscirà in Australia a dicembre. Il regista, nativo di Montreal e attivo negli Usa ha diretto una storia non nuova, scritta da Zack Kahn, ma con un paio di variazioni che incuriosiscono. Narra di Ashley, babysitter che deve occuparsi di un ragazzo di dodici anni. Non sa che il piccolo le ha preparato un paio di scherzi insieme con un coetaneo, ma se ne accorgerà non senza qualche brivido. Finiti gli scherzi, il ragazzo comincia a corteggiare la babysitter. La ragazza non ci sta, e il piccolo passa alle maniere forti: la lega a una sedia e prepara trappole per l’amichetto e per l’ex di Ashley. Guai senza fine e senza pietà per tutti, tranne per lo scaltro bambino che ha messo a punto un piano diabolico, ma qualcosa non funzionerà. 85 minuti di tensione con Virginia Madsen, Patrick Warburton, Levi Miller.
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