Impressioni dal Festival di Sitges - Day 2
La lunga elaborazione di cinema fantastico di Sitges ha coinvolto più di due generazioni, e ha influito sui produttori di Barcellona che hanno dato vita a factory di cinema fantascientifico impiegando famosi cineasti americani e promovendo giovani registi, in larga parte catalani, che dirigono in inglese film di genere ambientati negli Usa. E due sono appena passati sugli schermi del 49° Festival. Inside (Dentro) di Miguel Angel Vivas, 42 anni, che al suo quarto film ha scelto un remake del film francese del 2007 A l’intérieur (All’interno) di Alexandre Bustillo e Julien Maury. Sceneggiato da Jaume Balaguerò e Manu Diez, il film si avvale di due famose attrici statunitensi, Rachel Nichols e Laura Harring per riportare sugli schermi il dramma di una donna incinta, Sarah, che ha appena perso il marito in un incidente d’auto. Sola in casa alla vigilia del parto, subisce l’intrusione di una sconosciuta decisa a portarsi via il nascituro. Debole e con problemi d’udito, dovrà difendersi da una donna scaltra e malvagia. L’incubo supera di poco i 90 minuti, ha funzionato come film d’apertura del Festival, ma non ha destato l’interesse della critica.
Più ambizioso e di qualche interesse, invece, Proyecto Làzaro, terzo film di Mateo Gil, 44 anni ed ex sceneggiatore di Alejandro Amenàbar (Mare dentro, Agora). Giovane manager di successo, Marc ha appena trentadue anni e gli viene diagnosticato un tumore. Gli resta circa un anno di vita, ma gli viene suggerito di congelare il suo corpo e di ritornare in vita in un futuro nel quale il cancro sarà stato sconfitto. Siamo già nel 2024 e la cosa che gli duole di più è la separazione dalla sua compagna. Decide dopo molte perplessità e torna in vita nel 2084. Il problema ora non è più la malattia, ma l’ambientazione, gli amici e i ricordi. E’ veramente solo, anche se la sua compagna lo ha atteso per sessant’anni, ma la tentazione di abbandonare un mondo nel quale si sente alieno è fortissima. Interpretato da Tom Hughes e Oona Chaplin il film dura 107 minuti. Si apre con discorsi tecnici sul progetto di immortalità e si sviluppa con dialoghi sul destino umano dando troppo spazio alle dissertazioni a scapito dell’invenzione fantastica.
In concorso anche il lungo film coreano (156 minuti), Goksung (The Wailing – Il lamento) di Na Hong-jin. Alcuni efferati delitti e una serie di eventi bizzarri coinvolgono il poliziotto di un villaggio e la sua famiglia. Tracce di rituali di magia nera e la presenza nei boschi di un giapponese misterioso, anziano e solitario, provocano la reazione dell’agente, soprattutto quando sua figlia viene colpita dalla malattia che sta infettando la comunità. Per fronteggiare la maledizione che sembra essersi abbattuta sul villaggio, entrano in campo sciamani e religiosi. Dovranno sbaragliare il nemico che s’introduce nelle menti provocando incubi e follie, e assecondare la polizia in una stagione di piogge torrenziali. Autore di alcuni thriller di successo, il regista è riuscito ad accattivarsi l’attenzione del pubblico rimasto in silenzio fino ai titoli di coda. Forse sarà difficile da ricordare, ma Kwak Do-won è il nome del protagonista dal volto bonario e disorientato.
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