Tanti auguri a Kirk Douglas: la fossetta nel mento più famosa del cinema compie 100 anni
Sono pochi gli interpreti ancora in vita che appartengono all’epoca dorata di Hollywood. Di questa ristrettissima cerchia fanno parte Olivia de Havilland e Kirk Douglas, che con i loro 100 anni si aggiudicano il record dei più anziani vincitori di Oscar viventi. Oggi, 9 Dicembre 2016, lo “Spartaco cinematografico” più famoso di sempre spegnerà sulla torta di compleanno una sola candelina: quella del secolo.
Figlio di una coppia di immigrati ebrei costretti a scappare da Mosca nel 1908 a causa della guerra russo-giapponese, Kirk Douglas - ovvero Issur Danielovitch Demsky - nacque nel 1916 ad Amsterdam, nello Stato di New York. La sua famiglia era analfabeta, e il padre, un venditore di stracci alcolizzato che non imparò mai l’inglese, lo abbandonò quando aveva cinque anni, lasciando lui e le sue sei sorelle in gravissime difficoltà economiche. Il piccolo Issur, per aiutare la madre e mantenersi agli studi, dovette quindi rimboccarsi le maniche e impegnarsi in mille mestieri. Nell’età dell’adolescenza partecipò a numerosi incontri di lotta libera, e grazie alle tante vittorie riportate riuscì a guadagnare il necessario per iscriversi prima all’università, poi all’American Academy of Dramatic Arts di New York. Fu proprio in quegli anni che iniziò la sua passione per l’arte, e per questo motivo, dopo aver servito la Marina degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, pieno di ottimismo si trasferì in quel di Broadway.
Il detto vuole che “la fortuna aiuti gli audaci”, e così avvenne. Resosi conto che il suo nome non lo avrebbe portato molto lontano, Issur Danielovitch Demsky divenne Kirk Douglas, e in un battibaleno le porte della Mecca del cinema gli si spalancarono: in men che non si dica il tenace figlio di immigrati, dallo sguardo tagliente, la mascella volitiva e la mitica fossetta sul mento, si trasformò nell’attore più acclamato del dopoguerra. Le donne impazzivano per lui e gli uomini bramavano di assomigliargli: un latin lover dal fisico scultoreo con la fama di vero duro. Dopo aver debuttato, nel 1946, a fianco di Barbara Stanwyck in Lo strano amore di Marta Ivers, fu per merito di Lauren Bacall, con cui aveva studiato recitazione e vissuto una breve storia d’amore, che tre anni più tardi venne scelto per interpretare il ruolo che lo lanciò nel firmamento hollywoodiano: il boxeur Midge Kelly ne Il grande campione, che gli valse la prima nomination agli Oscar.
Negli anni a seguire collezionò una lunga catena di successi, e nel 1953, vestendo i panni di un produttore dal cuore di pietra ne Il Bruto e la Bella, ottenne la seconda nomination agli Oscar. Ma, nonostante il pubblico lo adorasse, a causa della sua forte personalità e dell'eccessivo orgoglio, Kirk Douglas era considerato un ribelle e, nell'ambiente lavorativo, era per questo poco amato. La rivista Photoplay arrivò addirittura a scrivere a caratteri cubitali: “Douglas, l’uomo più odiato dall’industria cinematografica”. Ora, vi pare possibile che un individuo dal carattere così deciso, e forse anche un po’ coriaceo, si facesse abbattere da simili inezie? Assolutamente no, tant’è che pur di non dover sottostare ai comandi di produttori e registi, nel 1955 fondò una sua Casa di Produzione, la Bryna Productions (dal nome della madre), con cui realizzò i suoi film migliori. Con Brama di Vivere del 1956, prodotto però dalla Metro Goldwin Mayer, ricoprendo il ruolo di Van Gogh arrivò alla terza nomination per la statuetta d’oro.
Sarà l’incontro con un giovane regista trentenne - un certo Stanley Kubrick! - che farà nascere due capolavori della sua filmografia: Orizzonti di gloria, pellicola fortemente antimilitarista che suscitò severe reazioni e prese di distanza, e il kolossal Spartacus, sulla vita dello schiavo che sfidò la Repubblica romana. Chi non ricorda la scena delle impiccagioni sulla via Appia, o la celebre frase intonata da tutti gli schiavi che recitava: “Io sono Spartaco”? La vera anima di quel film fu però Kirk Douglas, che con le sue doti fisiche e la sua instancabile energia seppe tramutare un oppresso in leggenda, ma soprattutto in veste di produttore spazzò via ‘la caccia alle streghe’ voluta dall’allora senatore McCarthy. Già, perché in America si respirava un’aria pesante, era l’epoca delle epurazioni a danno di chi si professava comunista, come Dalton Trumbo, lo sceneggiatore che dovette lavorare per anni sotto falso nome. Ma Douglas, infischiandosene delle regole, mise in cartellone il nome di Trumbo, e il film fu bollato come "socialmente pericoloso". A sorpresa il Presidente John Fitzgerald Kennedy assistette però alla sua proiezione, dichiarando poi che gli era molto piaciuto: il maccartismo esalava ormai gli ultimi respiri.
Nella sua lunga carriera Kirk Douglas è stato interprete di ben 91 film, oltre ad averne prodotti circa una trentina. La sua ultima comparsa sul grande schermo è del 2004 in Illusion, la storia di un regista che sta morendo in solitudine nella sua sala di proiezione privata, mentre guarda i film a cui ha dedicato la vita. Citare tutti i titoli in cui Douglas ha lavorato sarebbe un'impresa titanica, ma, tra i tanti, è d'obbligo ricordare Sfida all’O.K. Corral, in cui impersonò magnificamente il medico Doc Holliday, a fianco di Burt Lancaster nel ruolo dello sceriffo Wyatt Earp, e L’Asso nella manica, dove vestì i panni di un giornalista senza scrupoli che speculava sul dramma di un minatore intrappolato in una miniera dopo il crollo.
Nei suoi 100 anni di vita, attraverso i suoi occhi azzurri, Mister Douglas ha visto passare alla Casa Bianca 16 Presidenti – senza contare Donald Trump che assumerà il potere nel Gennaio prossimo – ed è stato testimone di due Guerre Mondiali (partecipando alla seconda), della Grande Depressione, dello sbarco dell’uomo sulla luna, della scoperta dei computer e dei cellulari, dell’attentato alle torri gemelle, e di un gran numero di altri importanti eventi. Si è sposato 2 volte, diventando padre di 4 figli, tra cui Michael Douglas, ed è sopravvissuto a un incidente di elicottero, ad un attacco apoplettico che gli ha compromesso l’uso della parola, e alla morte di Eric, il suo ultimogenito deceduto per abuso di sostanze stupefacenti. Nelle sue memorie ha confessato di avere avuto un numero infinito di amanti, molte delle quali vere dive del cinema: Rita Hayworth, Marlene Dietrich, Joan Crawford, tanto per fare qualche nome. Non vinse mai l’Oscar come Miglior Attore, ma nel 1996 ricevette quello alla carriera: Hollywood ha finalmente fatto l’inchino a un mito.
“In questa vita ho appreso una cosa che voglio condividere con tutti: mai arrendersi”, sono le parole che Kirk Douglas ama ripetere, sarà forse questo il segreto di cotanta longevità? Può darsi. In attesa del grande party organizzato dal figlio Michael e Catherine Zeta-Jones, il mitico Kirk continua a combattere le sue battaglie per i diritti umani accanto alla 97enne Anne Buydens, la donna che sposò in seconde nozze nel 1954, e che da allora gli è sempre rimasta al fianco: è dunque l’amore il segreto dell'eterna giovinezza?
Tanti auguri Mister Kirk Douglas, e grazie per essere, per il mondo intero, una vera leggenda del cinema.