Conferenza stampa: Zeta
“Questo è un film in cui io ritrovo molto della mia vita. Io vengo da Cogoleto, piccolo comune vicino Genova e cerco di far immergere le persone nelle emozioni delle canzoni. Secondo me molti ragazzi si sentono rappresentati da altri non molto distanti da loro. Il rap è la fortuna, se verrà realizzato al meglio potrebbe aprire un nuovo mondo, credo che per i giovani sia uno dei pochi modi per approcciare alla musica o all’arte in generale. Chiunque può prendere carta e penna e fare rap”.
Parla il rapper Diego Germini in arte IZI, protagonista del quasi autobiografico Zeta che, nei cinema dal 28 Aprile 2016 sotto il marchio Koch Media, segna il ritorno dietro la macchina da presa per lo specialista in videoclip Cosimo Alemà, il quale dichiara: “I miei primi due film, At the end of the day – Un giorno senza fine e La santa, erano accomunati dal fatto di essere quelli con meno speranza visti in questo paese; qui, invece, volevo realizzare un lungometraggio sull’amore, inteso anche come mio personale nei confronti della musica hip hop, genere che mi appassiona. Era da tantissimo tempo che cercavo un progetto musicale, poi, ad un certo punto, il fenomeno del rap è esploso tra i giovani”.
Una storia di periferia che, nei panni di suoi due inseparabili amici, vede accanto a IZI anche la esordiente Irene Vetere – la quale, inizialmente restia nei confronti del rap, ammette di intenderlo ora come una piacevole scoperta e di sentirsi completata dal punto di vista musicale – e lo Jacopo Olmo Antinori di Io e te, che osserva: ““Il mio personaggio, quello di Marco, mi è piaciuto per l’assoluta dedizione al sentimento dell’amicizia. Ho trovato un rapporto complesso che ha con Zeta. L’ho sempre trovato anche romantico in questo essere così fedele e leale. Per me il sentimento di amicizia è molto importante. Spero che questo film faccia riflettere”.
Una storia di periferia che, infarcita di dichiarati omaggi a pellicole quali Ufficiale e gentiluomo, Cocktail e L’odio, è sempre stato pensato come Il tempo delle mele del rap dal regista, il quale, sperando che il film possa traghettare le persone verso il rap, prosegue: “Abbiamo deciso di girare a Roma, ma anche di non connotarla, nel film si vede soltanto un insieme di periferie. Mi piaceva l’idea di raccontare una periferia come se fosse una qualsiasi. Girare nelle periferie è stato molto bello e più comodo, perché la città stessa reagisce con molta partecipazione e la gente è piuttosto coinvolta”.
Presente all’incontro, inoltre, il Salvatore Esposito della serie televisiva Gomorra, che, fan del rap con Eminem in prima fila, spera che questo genere musicale possa rappresentare anche un’ancora di salvezza per i ragazzi che non hanno alternative e, spesso, finiscono circuiti dalla malavita.
Mentre la rapper Baby K (all’anagrafe Claudia Nahum) osserva come, sebbene oggi i giovani tendano ad isolarsi sempre più, questa solitudine finisca spesso nelle rime, rivelandosi una sorta di sfogo; oltretutto coadiuvata dal collega Rancore alias Tarek Iurcich: “Io credo che il rap, utilizzando la parola, sia il più grande recipiente di concetti. È come una spada, arriva nelle orecchie e nell’inconscio delle persone e rompe dei limiti”.