Conferenza Stampa: La buona uscita
Dopo aver ottenuto il David di Donatello 2013 per il miglior cortometraggio, Enrico Iannaccone è pronto a debuttare con il suo primo lungometraggio: La buona uscita, co-prodotto con la Mad Entertainment di Luciano Stella.
Presso il Cinema Adriano di Roma, si è tenuta la conferenza stampa a cui ha partecipato il regista insieme ai due interpreti principali Marco Cavalli e Gea Martire e ai produttori.
Riguardo alla genesi dell’opera, Iannaccone afferma che “La storia è nata sotto la spinta di una sferzata d’impeto creativo. Mi ricordo che avevo appena finito di scrivere una sceneggiatura che presentava un registro stilistico analogo a quello dei miei ultimi cortometraggi. Però, avevo la sensazione di non essere completamente soddisfatto di quanto avevo fra le mani e, così, d’impulso mi sono cimentato con la stesura di quella che - a prima vista - ho reputato essere una commedia. Quando ho iniziato a far circolare lo script nella cerchia degli addetti ai lavori, ho capito che mi sbagliavo: La buona uscita non è una commedia nel vero e proprio senso della parola, semmai si tratta di una commedia amara dai toni grotteschi”.
La pellicola presenta una Napoli borghese ritratta in maniera desueta e poco accattivante, dove la buona uscita del titolo rimanda alla capacità di tradurre in moneta di scambio le volontà dei personaggi. Qui si muovono due personaggi emblema di una mascolinità e di una femminilità a un bivio fra isolamento, compiacimento e snobismo. “Il mio film affronta il tema della solitudine e dell’impossibile comunicazione tra iceberg umani, incentrandosi soprattutto sul terrore che si prova al cospetto della libertà, laddove non si riscontra la presenza di una forte impalcatura emozionale e spirituale” dichiara il regista, che all’interno della pellicola impiega la metafora visiva del mare aperto per simboleggiare una costante attitudine all’indipendenza.
Ne La buona uscita il personaggio che meglio interpreta il desiderio di autonomia è Lucrezia, interpretata dalla versatile Gea Martire. L’attrice è rimasta subito colpita da questa figura femminile che non ha paura di mostrarsi agli altri per quella che è, nonostante debba confrontarsi con i pregiudizi della gente che la ritiene una ninfomane. “Amo il desiderio di libertà che anima il mio personaggio: il non aver paura di palesare la propria natura selvaggia e il suo costante desiderio di godimento fisico, abbattendo costantemente qualsiasi limite eretto dalla morale precostituita” commenta Martire, che prova una certa empatia con il suo alter-ego costretto dalle circostanze a stilare un bilancio della propria vita.
Secondo la protagonista, “Lucrezia si smarrisce nel momento esatto in cui inizia a fare i conti con gli anni che passano, cadendo in un abisso di depressione da cui fa fatica a riemergere. Per lei si tratta di un esame terribile: un momento che, secondo me, dovrebbe essere costantemente rinviato. Purtroppo, per timore di rimanere sola, decide persino di contrarre un matrimonio privo di senso e di amore ”.
Chi invece viene tratteggiato come un campione di abiezione morale è Marco Macaluso. L’attore Marco Cavalli, che ha dato un corpo e un volto a quest’uomo terribile specchio dei nostri tempi, sostiene che si è divertito molto accettando la sfida di Iannaccone di creare una maschera cinica e spregevole. “All’inizio avevo qualche perplessità sul fatto che i personaggi fossero improntati in maniera netta e marcata, senza neanche smussarli un po’. Tuttavia, dopo essermi confrontato con il regista ho capito che potevano funzionare. Iannaccone mi ha fatto intendere che anche i dialoghi verbosi erano necessari, perché connotano alla perfezione la cattiveria intellettuale della facoltosa borghesia napoletana”.
Curiosità: due brani musicali originali (Il figlio del salumiere e Milonga de la libertad eterna) presenti all’interno della colonna sonora del film sono stati scritti dal regista, che persegue una parallela carriera di musicista sotto lo pseudonimo di Gianni Banni.