Seminci: Festival di Valladolid. Cap.6
Finalmente una commedia divertente in concorso alla 61ª Seminci. La firma un regista giapponese di 85 anni, Yôji Yamada, una ventina di film all’attivo incluso Una famiglia di Tokyo, remake del film di Yasujiro Ozu, che nel 2013 vinse la Spiga d’oro. E siamo di nuovo in un interno di familia con Kazoku wa Tsuraiyo che gli spagnoli hanno intitolato Una meravigliosa famiglia di Tokyo. Il film dura 108 minuti, ma si vorrebbe che durasse di piú, tanto garbato è l’intrattenimento quanto efficaci gli attori partendo dai due anziani, Isao Hashizume e Kazuko Yoshiyuki. E una citazione merita anche la colonna sonora di Joe Hisaishi.
Il film si apre in un interno con i due nonni. Lui le chiede che regalo di compleanno potrebbe farle. Lei ha un’idea, ma comporta una spesa di 450 yen. Per lui va bene. Le chiede di cosa si tratta e la moglie gli dice di mettere la firma su un formulario e di darle 450 yen per convalidarlo con un bollo. E’ una domanda di divorzio che lo lascia a bocca aperta. Sono sposati da 45 anni e vivono in una casa patriarcale con figli e nipoti che appena apprendono la notizia rimangono esterrefatti. E organizzano una riunione di famiglia proprio il giorno in cui il figlio piú giovane sta portando a casa la promessa sposa. Il fatto è che la nonna frequenta un corso serale su come scrivere un romanzo, il marito non la prende sul serio e lei comincia a essere stanca di raccogliere i calzini che lui lascia per terra, delle sue continue sbornie e del suo comportamento sbracato. Presto il dissidio si estende ai figli provocando discussioni e malessere, ma alla fine l’aver fatto valere le proprie ragioni ha provocato una tempesta che ha rigenerato le relazioni familiari.
España en dos trincheras, la guerra civil en color (Spagna su due trincee, la guerra civile a colori) di Francesc Escribano e Luis Carrizo, documentario di 96 minuti, è stato presentato fuori concorso nella sezione Tiempo de Historia. Lunghe ricerche e un rigoroso lavoro di riedizione delle immagini hanno contribuito a fornire un documento sulla guerra civile che non solo ricorda la morte di duecentomila civili e di centomila combattenti, e l’esodo di più di mezzo milione di spagnoli, ma illustra gli avvicendamenti politici e le strategie di guerra dei falangisti e dei repubblicani. Illustra tra l’altro, non solo il bombardamento nazista di Guernica, ma anche quello fascista di Valencia e di Barcellona, e l’appoggio di Mussolini a Franco con uomini e armi, oltre a invani tentativi di intervenire sulle strategie da adottare per sconfiggere i repubblicani.
Tornando al concorso, sono stati presentati La pazza gioia di Paolo Virzì, e il secondo film brasiliano, Mãe só há uma (Di madre ce n’è una sola) di Anna Muylaert, già autrice di cinque film e di un paio di serie Tivú. Tema interessante quello trattato, ma esposto semplicemente senza l’ausilio di un intreccio o di spunti originali. Parla di bambini rubati. Si apre su una famiglia con un giovane diciassettenne, la sorella minore, un’amica di famiglia e una madre che si intravvede uscendo e entrando. E poi appare la polizia. Mette le manette alla madre e la porta in guardina. Un’assistente sociale informa i due adolescenti che i genitori biologici stanno arrivando per portarli nelle rispettive case. Una volta a destinazione, il film si occupa essenzialmente del destino del più grande, Pierre che ora chiamano Felipe. Suona in una band, ha tendenze gay, ma i genitori lo riempiono di regali tentando di farne un’altra persona. A questo punto il giovane esplode di rabbia accusandoli che in questo modo lui è stato rubato due volte.
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